Superleague, morta la meritocrazia, ma bando al moralismo

20 Aprile 2021 - 17:07

Superleague, morta la meritocrazia, ma bando al moralismo

Andò meglio a Cristo, tradito da uno solo, che a Ceferin tradito da tutti e dodici. Premessa: sia lodata la Superlega che ci ha liberato dall’angoscia dei titoloni dei giornali e delle tv sulla pandemia maledetta.

Da giorni tiene banco la rivolta degli schiavi del denaro, secessionisti, serpenti. Ci sono sei inglesi, tre italiane e tre spagnole che… Ma non è una barzelletta.

Hanno i volti e i colori del City e dello United della triste Manchester (vorrei morire a Manchester così la dipartita sarebbe meno dolorosa, Oscar Wilde). Dei cannonieri dell’Arsenal, degli speroni del Tottenham (bye bye Mourinho, da special a normal one), del Chelsea e del Liverpool terra dei Beatles e dello struggente Youll’never walk alone.

E poi il bianco e nero della Juve, il rossonerazzurro di Milan e Inter, il rossoblù dei materassai dell’Atletico di Madrid, il bianco (ma non è un giglio) del Real, il blaugrana del Barcellona.

Insieme con altri soci fondatori, più inviti, si arriverà a venti. La Fifa e l’Uefa minacciano e tuonano contro i ribelli. Siamo in piena guerra mondiale, del calcio per fortuna. Leggo ed ascolto tanti moralisti di giornata.

In realtà, si tratta di una guerra economica e Fifa e Uefa non sono certo innocenti. Coppe, coppette e cuppetielli. Quante ne hanno fatte i signori del calcio diventati ricchi grazie ai ricchi che ora sono diventati poveri.

Nessuno è immune da colpe. Mi viene in mente Tolstoj. Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Soltanto che ora, a causa anche della pandemìa, sono tutti egualmente infelici.

L’Uefa che parla di moralità ha fatto giocare finali in Paesi dove vige la pena di morte. Sempre per il dio denaro, grosse fette a noi, il resto alle società. E’ proprio in campo europeo che, segùn mì parecer, sono nati indicibili pastrocchi che hanno svilito il vero valore delle competizioni internazionali.

C’era una volta la Mitropa Cup, la coppa delle Alpi (vinta anche dal Napoli, squadra di una città di mare), la coppa delle Fiere riservata alle rappresentanti delle città sedi di fiere e caso strano, mancò sempre Cantù con i suoi mobili,.

E poi la coppa delle Coppe alla quale partecipavano le vincitrici delle coppe nazionali. Infine, la coppa dei Campioni, aperta soltanto – e giustamente – alle vincitrici dei rispettivi campionati nazionali.

Poi, diventò Champions allargata e ricchi premi (con trattenute esorbitanti, depositate in banche svizzere) e cotillòns. Ora che si vive nel periodo di bambole non c’è una lira, diventata euro, c’è chi pensa di risanare i bilanci in spaventoso passivo affidandosi ad una competizione privata.

Dalla J.P.Morgan i ribelli serpenti percepirebbero 236 milioni più 50 centesimi ogni anno, a fronte dei quasi 60 elargiti dall’Uefa. Non so come andrà a finire.

Una cosa è certa: dovesse partire la Superleague (data fissata per settembre) prevedo la fila delle società che si faranno avanti per ottenere l’invito a partecipare. Penso ad Aurelio De Laurentiis che già nel lontano 2015 tuonò contro l’Uefa: “Il calcio è vecchio e deve essere cambiato”.

Strano il suo silenzio. Anche se nelle ultime ore circolano voci che vorrebbero il club azzurro tra quelli invitati o addirittura tra quelli che possono allargare il cerchio dei fondatori.

Nell’Eca a fianco a fianco con Andrea rampollo degli Agnelli. Prevedo, a breve, un “Ahò, nun te dimenticà de me”. Ripeto: non so come andrà a finire. Se i soloni del calcio, useranno il pugno forte contro i ribelli serpenti, andranno a quel paese le finali delle attuali coppe ed i risultati acquisiti nei campionati nazionali. Roma in finale dell’Europa League senza passare per le semifinali e scudetto all’Atalanta. E poi, trovatemi il moralista di turno che dica: premiata la meritocrazia!

Adolfo Mollichelli