E’ in arrivo dal 1 luglio 2024 la Sugar tax. La tassa è applicata su tutte le bibite analcoliche che contengono zuccheri aggiunti con la misura di 10 centesimi al
litro nel caso di prodotti finiti e 0,25 euro per kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione. L’imposta riguarda le bevande
edulcorate, definite come prodotti finiti e prodotti predisposti per essere utilizzati come tali previa diluizione, rientranti nelle voci NC 2009 e
2202 della nomenclatura combinata dell’Unione europea, condizionati per la vendita, destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l’aggiunta di
edulcoranti e aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume. Quindi non solo le classiche bibite gassate, ma anche succhi di frutta o
bevande con edulcoranti. Simile ad altre esistenti in Europa come la Chips tax in Ungheria o l’imposta inglese tarata sulla concentrazione di zucchero sulle
bevande. Il decreto del governo dice che a pagare la Sugar tax sarà “il fabbricante, il cedente (ovvero chi li vende ai consumatori), l’acquirente e
l’importatore per quelle che arrivano da Paesi extra-UE”. Il rischio è che alla fine a pagare la percentuale maggiore sarà il consumatore che decide di
mettere nel carrello della spesa queste bevande. Perché questa tassa sugli zuccheri? L’intenzione del legislatore è limitare l’acquisto di questo tipo di bibite
per spingere i consumatori verso scelte più salutari. Una misura che viene ritenuta utile per prevenire l’obesità e le patologie correlate come il diabete. L’Italia,
nonostante la famosa dieta mediterranea, è tra i Paesi con il più alto tasso di persone in sovrappeso in Europa. Stando agli ultimi dati diffusi dal
ministero della Sanità, il 9,4% della popolazione è obesa, il 40% circa in sovrappeso. Il dato più allarmante riguarda i bambini: il 20% è obeso per via di abitudini alimentari scorrette. Fonte tgcom24.