La ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, ha fatto una proposta che ha suscitato molte polemiche. Ha detto che lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo è (anche) colpa del porno. Ha annunciato una campagna nelle scuole per controllare la fruizione del porno da parte dei minori. Ma è davvero così semplice?
Lo stupro di Palermo è stato un fatto terribile che ha scosso l’opinione pubblica. Hanno violentato una ragazza di 16 anni da quattro coetanei in una villa abbandonata. I quattro sono stati arrestati e hanno confessato il crimine. La ragazza ha raccontato di aver subito violenze e umiliazioni per ore.
La ministra Roccella, intervenendo al meeting di Rimini, ha collegato lo stupro alla pornografia. Ha detto che c’è un problema educativo da affrontare. Proposto di fare una campagna nelle scuole per sensibilizzare i giovani sui rischi del porno. Ha anche suggerito di intervenire sul controllo dell’accesso al porno da parte dei minori.
La proposta della ministra ha ricevuto molte critiche. Alcuni hanno detto che è una semplificazione pericolosa. Hanno fatto notare che la pornografia è già vietata ai minori, ma che i filtri online sono facilmente aggirabili. Hanno anche chiesto dove sia il limite tra la pornografia e altri generi cinematografici o televisivi.
Altri hanno sottolineato che la proposta della ministra mette in discussione la libertà delle persone. Hanno detto che la pornografia è una scelta personale e che non si può censurare tutto ciò che non piace. Hanno anche ricordato che la violenza sulle donne non dipende dalla pornografia, ma da una cultura maschilista e sessista.
Un altro aspetto che è stato sollevato è quello della responsabilità degli stupratori. Alcuni hanno detto che la proposta della ministra li deresponsabilizza, attribuendo la colpa alla pornografia. Hanno detto che gli stupratori sono criminali che vanno puniti con severità, indipendentemente da ciò che guardano o consumano.
Infine, c’è chi ha sostenuto che la proposta della ministra sia insufficiente e inefficace. Hanno detto che la soluzione non è il controllo o la censura, ma l’educazione. Hanno detto che bisogna educare i giovani al rispetto, alla parità, al consenso, alla sessualità sana e responsabile.
Durante il suo intervento, la ministra Roccella ha anche ripreso un tema che le era già valso delle critiche in passato. Si tratta del rapporto tra le donne e la maternità. La ministra ha detto che le donne vogliono due figli, ma poi non li fanno perché c’è un problema di libertà e di conciliazione tra lavoro e famiglia. Ha poi aggiunto: “Mi hanno accusata su una cosa che riguardava lo Spritz. Avevo detto c’è un’alternativa tra lo Spritz e i figli, fra uno stile di vita per raccogliere le possibilità di divertimento che può offrire la contemporaneità e i figli. Noi vogliamo che le donne possano avere i figli e anche lo Spritz”.
Le parole della ministra sulle donne e lo Spritz hanno scatenato nuove polemiche. Alcuni le hanno accusate di essere fuori dal mondo e di avere una visione stereotipata delle donne. Hanno detto che le donne non devono scegliere tra i figli e lo Spritz, ma tra i figli e le loro aspirazioni personali e professionali. Hanno anche detto che le donne non hanno bisogno di essere aiutate a fare i figli, ma di avere più diritti, più opportunità, più servizi, più sostegno.