Stuprata e legata a un albero per 9 mesi: il rapimento della piccola Elisabeth

9 Gennaio 2020 - 10:38

Stuprata e legata a un albero per 9 mesi: il rapimento della piccola Elisabeth

Stuprata e legata a un albero per 9 mesi: il rapimento della piccola Elisabeth

“Mamma, ho sognato che un uomo con un coltello portava via Elisabeth dal nostro letto”. Sono le 4 di notte in casa Smart, la piccola Mary Katherine, 9 anni, si è svegliata ancora una volta per un incubo. Stavolta ha sognato che l’uomo nero rapiva la sorellina di 14 anni dal letto che condividono nella loro stanza. Appare quasi inconsolabile, ma con pazienza Edward e Lois riescono a convincerla a tornare a dormire. L’accompagnano in camera per rimboccarle coperte, ma dopo aver varcato la soglia si scambiano uno sguardo sgomento.  Il letto è vuoto, la finestra in frantumi. Elisabeth non c’è.

Il caso

Ed e Lois, genitori di sei figli con una piccola casa a South Lake, nello stato dello Utah, sono appena diventati i volti del Tg del mattino, dove scorre a ripetizione la notizia del rapimento della loro figlia. Intanto, non lontano da casa loro, dove si assiepano giornalisti e curiosi, in un casolare sperduto nei boschi, si sta preparando una strana cerimonia: un uomo dalla lunga barba e dall’aspetto hippy si sta unendo in un matrimonio pagano con una ragazzina bionda, in pigiama. Ad assistere, una donna che lui chiama ‘Wanda’. Alla fine del rito lei si allontana e l’hippy dalla barba lunga si avvicina alla ragazzina. Quello sarà il primo di una lunga serie di stupri.

Mentre aerei, sommozzatori e squadre di ricerca setacciano il territorio, Elisabeth era a 29 chilometri da casa. I suoi aguzzini erano ‘il profeta’, Brian David Mitchell e Wanda Ileen Barzee, Figlio di una coppia di mormoni, Mitchell era cresciuto con una personalità narcisistica e sessualmente deviata. Divorziato con due figli, aveva sposato Wanda, a sua volta divorziata e madre di sei figli. Ad attrarli l’uno verso l’altra erano stati un’intesa perversa e il fervore religioso. Insieme si avvicinarono alla dottrina della Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, una chiesa cristiana restauratrice, con sede nello Utah, che promuove il ritorno chiesa cattolica originaria, ma riuscirono solo a distorcerne gli insegnamenti, tanto da rapire una ragazzina e farne la loro schiava del sesso.

Le torture

Elisabeth era stata incatenata a un cavo di metallo per impedirle di scappare. Era sudicia, magra, stremata. I due la tenevano senza cibo e spesso la drogavano e la costringevano a bere per abbassarne la resistenza. In alcune occasioni, la obbligarono a mangiare escrementi. Mentre la prigionia stava lentamente uccidendo quella fragile bambina gli investigatori erano in un vicolo cieco. Mancavano prove scientifiche, DNA, impronte, qualunque traccia che conducesse all’uomo che si era introdotto di soppiatto nella camera delle piccole Smart. Sulla scrivania dei detective c’era solo l’identikit che aveva fatto la piccola Mary Katherine, ovvero il disegno di un uomo bianco di circa 30 o 40 anni, con indosso abiti chiari e un cappello da golf.  Troppo poco per trovarlo.

La svolta

I mesi e le speranze di ritrovare Elisabeth viva si affievoliscono inesorabilmente. Poi un giorno, la piccola Mary Kate, dice alla mamma di aver riconosciuto la voce dell’uomo nero come quella di tale Emmanuel, un operaio che aveva fatto qualche lavoretto in casa Smart. L’identikit viene ora modellato sull’aspetto di Emmanuel, e diffuso dalle FBI alle principali emittenti Tv. Poche ore dopo alcuni familiari di Mitchell chiamano la polizia per fornire foto attuali del 44enne. Qualche tempo dopo l’uomo viene riconosciuto per strada e arrestato.  Quando Elisabeth torna a casa sembra uscita dall’inferno, è magra, stravolta, assente. Le basta lo sguardo della sorellina, la sua salvatrice, che a soli nove anni ha risolto il caso e condotto alla sua liberazione, per tornare alla vita.

L’epilogo

Mitchell è stato condannato a due ergastoli per il rapimento e lo stupro di Elisabeth Smart, Wanda Barzee, a 15. Oggi Elisabeth è felicemente sposata e madre di un bambino. A sua sorella minore ha sempre espresso il tuo totale amore e la riconoscenza per averla salvata.

(Fanpage)