La Procura di Venezia ha concluso l’inchiesta sulla tragedia del 3 ottobre 2023, quando un bus elettrico precipitò dalla rampa Rizzardi a Marghera causando la morte di 22 persone e il ferimento di altre 14. Il fascicolo passa ora alla fase successiva: sette tra dirigenti comunali e responsabili della manutenzione risultano formalmente indagati, mentre per Massimo Fiorese, amministratore delegato della società La Linea, è stata richiesta l’archiviazione.
Secondo i sostituti procuratori Laura Cameli e Giorgio Gava, gli indagati avrebbero agito con negligenza, imprudenza e imperizia, omettendo controlli e interventi necessari su un’infrastruttura il cui deterioramento era noto da tempo. Sul cavalcavia era presente un varco di circa 2,40 metri nel guardrail, indicato dagli inquirenti come punto critico che avrebbe trasformato un urto in una caduta di 15 metri, impedendo al mezzo ogni possibilità di contenimento.
Le ricostruzioni tecniche descrivono il bus mentre percorre il guardrail per una cinquantina di metri, fino a trovare l’apertura e sfondare la barriera, precipitando e incendiandosi. È stata invece esclusa l’ipotesi iniziale di un malore dell’autista, Alberto Rizzotto: gli accertamenti medico-legali non hanno rilevato elementi che la supportassero.
Gli indagati includono tre dirigenti della Viabilità del Comune di Venezia, tre responsabili del servizio manutenzione della terraferma e un progettista coinvolto in vari appalti per la sicurezza stradale. Le accuse, a vario titolo, sono di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e stradali, e crollo colposo. Le difese avranno venti giorni per depositare memorie e richiedere ulteriori atti prima che la Procura valuti un eventuale rinvio a giudizio.
Attraverso i loro avvocati, Simone Agrondi, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro si dicono del tutto estranei ai fatti e contestano la ricostruzione della Procura. Sostengono che la responsabilità non possa ricadere esclusivamente sui funzionari comunali, ricordando che il varco nel guardrail esiste dagli anni Sessanta e che le perizie hanno individuato nella rottura dello sterzo di un autobus praticamente nuovo l’innesco dell’incidente.
Le difese evidenziano inoltre un aspetto anomalo: nei 3,5 secondi tra il primo impatto e la caduta non risultano tracce di frenata, un elemento che a loro avviso merita ulteriori approfondimenti. Confidano quindi che l’intero impianto accusatorio chiarisca i criteri con cui gli inquirenti hanno concentrato l’attenzione sulle sole omissioni manutentive.
Resta centrale, per la Procura, il tema della mancata sicurezza della rampa Rizzardi e del cavalcavia, da anni considerati bisognosi di interventi strutturali. Una responsabilità per omissione che, scrivono i magistrati, equivale a causare l’evento quando su quel pericolo esisteva un preciso obbligo giuridico di intervenire.
Fonte: Fanpage.it
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