L’Antitrust punisce Sky Italia con una multa complessiva di 4,2 milioni di euro, accusandola di aver messo in atto pratiche commerciali scorrette legate ai prezzi degli abbonamenti televisivi. L’Autorità, infatti, evidenzia tre comportamenti ingannevoli, che hanno portato a sanzioni distinte.
Innanzitutto, l’Autorità contesta a Sky la comunicazione ingannevole degli aumenti dei costi degli abbonamenti, motivo per cui impone una multa da 2 milioni di euro. Inoltre, l’Antitrust punisce l’azienda anche per aver applicato gli aumenti alle offerte Now, nonostante il famoso claim “finché non disdici” suggerisse il contrario. Per questo, aggiunge un’ulteriore sanzione da 800 mila euro.
Successivamente, il bollettino dell’Antitrust riporta un terzo comportamento scorretto. Secondo l’Autorità, Sky propone ai clienti offerte apparentemente vantaggiose, soprattutto per trattenere gli abbonati, ma poi disattende sistematicamente le condizioni promesse in fattura. Tali offerte riguardano spesso pacchetti TV aggiuntivi o servizi accessori come Sky Wi-Fi. Per questa pratica, infatti, la multa sale a 1,4 milioni di euro.
Sky, però, si dice sorpresa della decisione dell’Antitrust. La società, infatti, sottolinea di aver già avviato azioni per rafforzare la trasparenza e per mettere sempre il cliente al centro. Inoltre, Sky ribadisce di ritenere corretto il proprio operato e annuncia che valuterà tutte le azioni necessarie nelle sedi competenti.
La posizione dei consumatori
L’Unione Nazionale Consumatori, però, non si accontenta. Il presidente Massimiliano Dona accoglie positivamente la notizia, ma subito dopo denuncia l’insufficienza della sanzione. Secondo Dona, infatti, troppe aziende nascondono gli aumenti di prezzo in comunicazioni poco visibili, spesso annegate tra pagine inutili, messaggi pubblicitari e frasi promozionali. Inoltre, molte società invierebbero queste informazioni nei mesi estivi, proprio quando i consumatori sono in ferie e tendono a leggere meno.
Per questo motivo, Dona chiede regole più severe. Chiede, ad esempio, che ogni modifica unilaterale del contratto, soprattutto se comporta un aumento, richieda un consenso espresso del cliente, superando il principio del silenzio-assenso. In alternativa, propone almeno una comunicazione dedicata e la conferma obbligatoria di lettura da parte dell’utente.
Secondo il presidente, infatti, gli interventi dell’Antitrust, pur importanti, non garantiscono un vero risarcimento ai consumatori, motivo per cui urge una riforma più incisiva.
fonte repubblica
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