Una storia delle più cruente che si siano mai registrare ad Avezzano.
Protagonista una ragazzina, costretta a elemosinare prima e poi a frequentare chi le avrebbe dato un figlio, che poi le fu tolto e venduto.
Incredibile: «Mi picchiavano e mi costringevano a chiedere l’elemosina in città. A volte non mangiavo e tornata a casa dovevo consegnare l’intera somma.
Ma non potevo riposarmi perché dovevo pulire la casa e preparare da mangiare all’intera famiglia.
Una volta arrivata in Italia , ho chiesto di andare a scuola ma mi è stato risposto che dovevo lavorare perché avevo una famiglia».
È bil racconto di una minore ai magistrati della Dda dell’Aquila durante l’interrogatorio al quale è stata sottoposta.
Poi ha aggiunto: «Mi portavano davanti ai supermercati della città , che erano frequentati dai clienti che erano lì per fare la spesa .
Dunque era più agevole chiedere l’elemosina, e fare soldi da chi aveva compassione di me- ha aggiunto- alle 8 e mi riprendevano alle 20 e questo tutti i giorni della settimana».
L’epilogo di questa storia angosciosa consiste nel fatto che sono stati arrestati tre rumeni, (padre, madre e figlio), che costringevano una connazionale minore di 15 anni, a fare accattonaggio davanti ai supermercati e la domenica davanti alle chiese.
La misura cautelare è stata emessa dal Gip dell’Aquila Guendalina Buccella e ieri mattina i carabinieri della Compagnia di Avezzano hanno prelevato gli accusati nella loro abitazione di via Cavour e li hanno trasferiti in carcere.
Risulta indagata anche la madre della minore che avrebbe venduto la figlia per 1.500 euro a questa famiglia rumena.
La ragazza sarebbe stata costretta a unirsi con il figlio di questa famiglia, quando aveva appena 12 anni, e avrebbe avuto anche un bambino che le sarebbe stato tolto appena messo alla luce e consegnato a persone estranee.
L’inchiesta era scattata dopo una denuncia di alcuni residenti del capoluogo marsicano.
Durante le indagini , gli inquirenti hanno accertato che la minorenne era ridotta in stato di schiavitù dalla famiglia di nazionalità romena.
«Mi controllavano e mi seguivano- ha raccontato la vittima- rimanevo anche senza mangiare. Non mi davano soldi.
Tornata a casa dovevo continuare a pulire e preparare da mangiare per loro.
Non ero libera e avevo paura. Una volta ho pensato di chiedere aiuto ma poi per timore non l’ho fatto».
La ragazza era stata terrorizzata dai suoi aguzzini. «Una volta sono stata picchiata – così continua la sua storia – più volte perché avevo dato confidenza a un ragazzo che mi aveva chiesto se desideravo una Coca Cola», ha raccontato la minore agli inquirenti.
Gli arrestati, difesi dall’avvocato Giuseppe Marino, A.S., 19 anni, J.S., 46 anni e G.S., 45 anni, sono accusati di aver costretto la minore all’accattonaggio con la violenza, le minacce e le percosse.
La madre della 15enne che non vive in Italia è difesa dall’avvocato Roberto Verdecchia.
La ragazza è stata intanto allontanata dalla famiglia e portata in una struttura protetta in attesa del processo che dovrebbe tenersi nei prossimi mesi.