La notizia delle dimissioni della sottosegretaria all’Università del governo Meloni, Augusta Montaruli, in seguito alla sua condanna definitiva per uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte ha fatto scalpore in Italia. Montaruli, che si definisce da sempre innocente, ha spiegato che ha deciso di dimettersi per difendere le istituzioni e per evitare di sembrare “coloro che vorrebbero demolito il senso dello Stato”. In una lunga lettera, la sottosegretaria ha affermato che se non avesse preso questa decisione, sarebbe stata come coloro che cercano di piegare le norme ai propri comportamenti.
Montaruli ha poi aggiunto che è imbarazzante che alcune persone tentino di giustificare le proprie azioni o cercare di piegare le norme ai propri comportamenti.
Ha inoltre sottolineato che non ha causato alcun ammanco alle casse pubbliche o danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini. Tuttavia, è stato dimostrato che ha fatto rimborsare spese improprie, per un totale di circa 25 mila euro, tra cui quelle per bar, ristoranti, borse, Swarovski e libri.
Il processo a Montaruli si è svolto in cinque gradi di giudizio e ha visto un’assoluzione piena in primo grado, seguita dalla condanna definitiva di ieri. La sottosegretaria ha affermato che il processo si basa su rendicontazioni debitamente consegnate e che nulla è stato nascosto.
Ha inoltre sottolineato che prima delle dimissioni si era autoesclusa da qualsiasi candidatura a partire dal 2012 e che lo ha fatto per cinque anni e fino alla prima sentenza di assoluzione.
La notizia delle dimissioni di Montaruli ha sollevato numerose reazioni, con alcune persone che hanno sostenuto la sua decisione di dimettersi per difendere le istituzioni, mentre altre hanno criticato il fatto che avesse fatto rimborsare spese improprie. Alcuni hanno anche sottolineato l’importanza di avere politici e funzionari pubblici che rispettino le leggi e gli standard etici, e che abbiano a cuore gli interessi dei cittadini. In ogni caso, Montaruli ha già annunciato che si riserva di valutare il ricorso alla Corte di Giustizia Europea.