Si suicida sul lavoro a 61 anni dopo un post disperato su Facebook: lascia la sua famiglia

13 Agosto 2023 - 21:21

Si suicida sul lavoro a 61 anni dopo un post disperato su Facebook: lascia la sua famiglia

Un uomo di 61 anni, Paolo Trimarchi, si è ucciso nel magazzino di un negozio di abbigliamento in un centro commerciale di Napoli. Prima di compiere il gesto estremo, ha scritto un post disperato su Facebook in cui ha spiegato le cause della sua sofferenza. Lascia moglie e due figli.

Trimarchi viveva ad Afragola, una città della provincia di Napoli. Ogni mattina prendeva l’auto e andava al lavoro, come faceva da una vita. Ma da anni non era più felice. Nel suo post, ha descritto due motivi principali che lo hanno portato a perdere la serenità.

Il primo motivo era la difficile convivenza con un locale sotto casa, che gli impediva di dormire per i rumori notturni. Trimarchi aveva segnalato più volte il problema alle autorità, ma senza risultato. Aveva anche intrapreso delle battaglie legali, che gli avevano comportato sacrifici economici. Nel suo post, ha raccontato di provare «momenti di ansia ogni volta che usciamo ed entriamo di casa».

Il secondo motivo era la sua situazione lavorativa, che lo metteva in ansia. Trimarchi temeva di poter essere licenziato, a pochi anni dalla pensione. Nel suo post disperato, ha scritto: «Oggi voglio che con il mio gesto estremo vorrei fare capire a tutti che non si può vivere cosí, preferisco farla finita spero che qualcuno possa prendersi cura della mia famiglia che amo disperatamente e che non sono riuscito a dare tutta la sicurezza e la tranquillità che avevano bisogno».

Trimarchi ha pubblicato il suo post su Facebook la mattina del 13 agosto 2023. Ha salutato i suoi amici e parenti, dicendo che aveva preso una decisione molto importante. Poi si è recato al centro commerciale dove lavorava e si è tolto la vita nel magazzino del negozio.

Sua figlia ha deciso di rendere pubblico lo screenshot dell’ultimo post del padre sui social. Ha voluto dare voce a quelle sofferenze che suo padre provava da anni. Al telefono, ha detto: «Non mi spiego, non riesco a capire perché abbia deciso di mollare. Mi auguro veramente che tutti possano apprezzare la propria famiglia ed aprirsi di più al dialogo. Il gesto di mio padre è stato solo un tentativo di fuga, ma non la soluzione…siamo noi che stiamo male».

Anche la moglie ha condiviso sui gruppi cittadini di Facebook un post in cui ha espresso il suo dolore e la sua rabbia. Ha accusato le autorità competenti di non aver aiutato e tutelato suo marito: «Mio marito è morto per colpa che non ha avuto nessun appoggio dalle autorità competenti. Lui voleva essere aiutato e tutelato vi rimarrà sulla coscienza. Ora i miei figli sono rimasti senza il loro adorato papà e io senza un marito».

Il suicidio di Trimarchi è un caso che fa riflettere sulla condizione di molte persone che vivono situazioni difficili e non trovano sostegno né soluzioni. È anche un caso che fa interrogare sul ruolo dei social network, che possono essere usati come strumento di comunicazione e denuncia, ma anche come luogo di isolamento e disperazione.

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