«Se mi fai divertire aggiustiamo la sentenza» Così il magistrato ricatta le giovani avvocatesse
Non solo buste piene di contanti ma anche casse di pesce fresco, vino pregiato, vacanze e addirittura sesso con le avvocatesse. È quello che per lungo tempo sarebbe stato offerto e accettato dal giudice Marco Petrini, presidente di sezione della Corte di appello di Catanzaro ma anche presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo calabrese finito agli arresti con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Lo sostiene la Dda di Salerno nell’inchiesta che nelle scorse ore ha portato all’arresto del magistrato insieme altre sette persone tra cui diversi avvocati, un medico e altri professionisti. Secondo l’accusa, il magistrato intratteneva rapporti con diversi avvocati sia del foro di Catanzaro che di altri Tribunali calabresi per favorire i clienti di questi ultimi e aggiustare sentenze.
Fondamentale per incastrarlo sarebbero state le telecamere piazzate di nascosto dagli inquirenti proprio nei suoi uffici presso la commissione tributaria dove pare che il magistrato dispensasse consigli e favori dietro compenso in denaro o altre utilità.
Sotto controllo era finito anche il suo telefono. Per i pm campani, competenti per i reati dei colleghi calabresi, Petrini avrebbe fato parte consapevolmente di “una sistematica attività corruttiva” offrendo il suo appoggio in processi sia penali sia civili e in cause tributarie. Non solo, il giudice si sarebbe offerto anche per agevolare futuri avvocati per il superamento del concorso.
Nella sua stanza oltre al passaggio di denaro, gli inquirenti avrebbero filmato anche scene di sesso esplicito con alcune avvocatesse in cambio dei favori richiesti. Secondo quanto scrive il giudice, negli uffici di Petrini, tra febbraio e giugno, si sarebbero consumati almeno sedici rapporti sessuali tra magistrato e alcune avvocatesse che patrocinavano ricorsi tributari assegnati proprio al collegio dell’arrestato.
Secondo il gip del Tribunale di Salerno Giovanna Pacifico, il magistrato avrebbe intrattenuto “relazioni sessuali abituali con un avvocato, omettendo di astenersi, avendone l’obbligo (…) dal comporre il Collegio giudicante nei ricorsi tributari – assegnati al suo collegio – nei quali il ricorrente parte privata era patrocinato dall’avvocato nell’adottare sentenze di accoglimento di ricorsi presentati dalla professionista”. Sono tre in tutto le avvocatesse indagate per l’ipotesi di corruzione sessuale tra cui una finta agli arresti.
(Fanpage)