Giro di prostituzione a Milano arrestato ex carabiniere. E’ stata scoperto a Milano un giro di prostituzione facente capo a un ex carabiniere e suo figlio. Ciò che sorprende, è che si tratta di un ex agente dei servizi segreti che aveva avviato la sua fiorente attività criminale nel centro di Milano credendo di passarla liscia. L’ex militare faceva gioco sulla sua profonda conoscenza dell’arma e sulle varie perquisizioni di cui egli stesso era stato autore. Il protagonista in questione, un sessantacinquenne, aveva una profonda conoscenza sul come potessero essere svolte le investigazioni per contrastare le varie attività illecite. E si suppone sia stato questo il motivo tramite il quale sia riuscito, nell’arco di due anni, a evitare che fosse scoperto e arrestato. Due sono gli elementi dell’intera vicenda che sorprendono: da un lato il fatto che un’ attività criminale così fiorente veniva gestita da un ex militare dell’arma, dall’altro il fatto che nel giro di prostituzione siano implicate anche persone dell’alta società di Milano. Anche se queste sono, per ora, solo supposizioni non suffragate dai fatti dato che le indagini sono ancora in corso. Ciò che è certo, è che questo “lavoro” era diventato talmente remunerativo da non poter più essere tralasciato e neppure nascosto. Il carabiniere, nonostante la sua esperienza, si era inoltrato in un gioco forse troppo più grande di lui e , non riuscendo più a gestire in maniera silenziosa la sua “attività alternativa”, è caduto nella rete degli inquirenti.
Giro di prostituzione, i fatti
Abbiamo detto che il tutto si svolgeva nel centro Di Milano dove l’ex militare dei servizi segreti italiani e suo figlio, rispettivamente di 65 e 33 anni, da molto tempo erano gli ”osservati speciali” delle forze dell’ordine. I due soggetti incriminati gestivano un notevole flusso di denaro che, come citato, non poteva passare inosservato. Luogo “dell’affare” era l’interno di un finto studio di tatuaggi che l’ex carabiniere aveva aperto prima del lockdown. Quest’ attività doveva servire ai due come una sorta di specchietto per le allodole in modo tale da passare inosservati e quindi esenti da qualsiasi attività criminale. Ma, per fortuna, non e andata così .
Le indagini da parte delle forze dell’ordine
Gli agenti della polizia Di Milano, precisamente del commissariato Monforte Vittoria, a seguito di pedinamenti e appostamenti sollecitati dai residenti, sono riusciti a risalire all’attività criminale e a porvi fine. Non è stata però un’indagine semplice. Infatti nessuno poteva immaginare che dietro un negozio di tatuaggi potessero nascondersi questi atti criminali. Sospetti che non potevano ricadere certamente su un ex agente dei servizi italiani che si era distinto per la sua operosità e discrezione all’interno delle forze armate . Stiamo parlando di un militare che in 17 anni è stato un membro dei servizi segreti, protagonista e partecipe di molteplici blitz che hanno portato all’ arresto di criminali insospettabili, a seguito dei quali aveva imparato le dinamiche attraverso le quali i soggetti malavitosi potevano essere raggiunti ed arrestati. Conoscendo il “modus operanti” egli stesso credeva di esserne immune. Ma non aveva fatto i conti con la vera giustizia. Il negozio di tatoo era dunque per loro un’ottima scusa per passare inosservati. Eppure, ripetiamo, le indagini sono state svolte
con meticolosa discrezione tale da arrivare all’arresto.
Le dichiarazioni dell’ arrestato che ha destato sgomento
In una nota, gli agenti hanno dichiarato che la titolarità del negozio di tatuaggi è stata fatta risalire al gendarme ormai congedato dall’esercito. Dopo l’arresto ci sono stati gli interrogatori di rito in cui il leader dell’attività criminosa non ha negato le sue responsabilità anzi addirittura si è esaltato per l’impresa. L’ex carabiniere ha affermato con orgoglio di essere stato per circa 16 anni nell’arma e di aver preso parte a varie operazioni antidroga in qualità di agente segreto infiltrato. Il suo congedo dall’esercito non è stato indolore, anzi a dirla tutta è stato piuttosto traumatico. Il malfattore ha dichiarato che la sua uscita dall’arma e stata compiuta a seguito di vari procedimenti penali nei suoi confronti per falso ideologico e per detenzione abusiva di arma da fuoco. Dal suo congedo fino all’apertura dell’attività fatta con il figlio
33enne, ci sono stati dei conflitti interiori nell’uomo tali da generare rimpianti mai superati. Questa consapevolezza di aver tradito il corpo a cui aveva dedicato la sua vita ha fatto emergere il suo lato oscuro tanto che non ha esitato a usare le sue conoscenze investigative per indirizzarle ai loschi crimini che egli stesso aveva combattuto.
L’uscita dall’esercito e le attività criminali
Una volta conclusa con disonore la sua esperienza nell’arma il sessantenne ha pensato bene di aprire con il figlio un’ agenzia di investigazioni, che però avrebbe chiuso nell’arco di sei mesi per mancanza di clienti e per la diffidenza della comunità milanese nei confronti di un soggetto ”disonorato”. Costui non si è dato per vinto. Dopo la chiusura, ha pensato bene di investire i propri danari in una studio di tatuaggi. Infatti oggi i tatuaggi tra i giovani sono una sorta di status symbol e il malfattore aveva pensato bene che un simile lavoro poteva essere l’inizio di un fiorente business. La sua attività registrata sotto il nome di “salute e benessere” prometteva bene e soprattutto poteva fungere da copertura ai loschi intenti che venivano attuati e perpetuati. Infatti la fittizia attività altro non era che una garanzia che non doveva destare sospetti.
Il lockdown come punto di partenza delle indagini
A seguito di segnalazioni dei residenti e con l’inizio del lockdown dello scorso marzo sono state avviate le indagini che hanno portato alla scoperta dei reati legati alla prostituzione e al fiorente commercio ad essa legato che veniva svolto nel locale. Ricordiamo che mediante inchieste e investigazioni delle autorità locali si è arrivati a smantellare questa rete che vedeva coinvolti i due soggetti accusati oggi di sfruttamento e favoreggiamento alla prostituzione. Attraverso le inchieste si è arrivati alla conoscenza del reclutamento di due ragazze rumene che, prostituendosi, dovevano ai loro aguzzini il 50% delle entrate dovute alla prestazione che veniva pagata dai clienti tra gli 80 e i 100 €. Il modo di agire era molto semplice: padre e figlio avevano comunicato la chiusura del negozio a causa della pandemia facendo entrare i clienti direttamente dal retro mediante l’utilizzo del portone di un condominio che nascondeva il movimento di entrata e uscita. Sfortunatamente per loro, questo ha generato dei forti sospetti nei residenti che, preoccupati e infastiditi dagli schiamazzi ad ogni ora del giorno e della notte hanno allertato le autorità preposte . Il “pronto intervento” delle forze competenti è stato pronto ed efficace. Infine ha portato all’ incriminazione dell’ex carabiniere e del suo figlioccio attraverso una serie ininterrotta e puntuale di pedinamenti e appostamenti.