Checco Zalone a Sanremo: fiaba lgbtq con trans brasiliane, brano rap sul «poco ricco» e la parodia dei virologi
Il comico pugliese attesissimo ha preso in giro Amadeus, ha raccontato una favola ambientata in Calabria, ha cantato un rap e ha vestito i panni del dott Oronzo Carrisi
Amadeus aveva avvisato: «È arrivato il momento del comico più irriverente. Non so cosa dirà e farà Checco Zalone. Potrebbe essere la mia ultima serata» alludendo al fatto che il comico pugliese è imprevedibile, provocatorio, «scorretto». E Zalone in un
crescendo (il terzo e ultimo intervento è senz’altro il più convincente) diverte il Teatro dell’Ariston. Amadeus lo chiama alle 21.35 nel corso della seconda serata del Festival. Ma lui non arriva. È seduto in galleria «Volevi un altro Bugo, non ti accontenti
mai». «Volevo partire da quassù perchè io amo il popolino».
Arriva sul palco «È commovente , questo palco ti strega – dice fingendo commozione – qui tutti piangono. Mi sento un Maneskin. Io vengo da un piccolo paese, da Capurzo. Mi chiedo: Mi merito tutto questo? Poi vedo te e Amadeus e dico “si”, me lo merito.
Grazie a nome di tutti gli italiani perché ci fai sentire tutti geni. Prende di mira il conduttore: «L’ho conosciuto in questi tre giorni, pensavo fosse incapace invece ha ritmo, la scelta nelle canzoni. Bella l’idea di Ornella Muti doppiata da Maria De Filippi. Brave
anche le altre conduttrici che ti ha imposto Giovanna (la moglie). Però manca la scema». E ancora «massacra» Ama riferendosi a una sua battuta infelice dell’anno scorso dove disse che una donna stava un passo indietro dall’uomo famoso. «Amadeus un
giorno capirai il tuo maschilismo, i tempi sono cambiati. Qui c’è una nuova generazione che vuole l’amore universale. Per questo voglio proporvi una storia lgbtq». Ed è una vera rilettura della favola di Cenerentola in chiave lgbtq
«Una fiaba narrata in Calabria così anche al sud sono contenti e possiamo dire terroni». E così, accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, racconta la sua storia lgbtq ambientata in Calabria: protagonista è Oreste, trans brasiliano che viene invitato al
ballo a corte. È colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo non vuole: peccato però che il sovrano sia un «cliente affezionato» di Oreste. «Stiamo facendo servizio pubblico», graffia Zalone. Rilegge Mia Martini con «Che ipocrisia nell’universo» e
conclude con l’ennesimo doppio senso: «Se ci sono denunce, querele interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus».
Ecco il secondo round. Il comico pugliese si presenta come un trapper un poco più in là negli anni e a rivelarlo è già il nome scelto: Ràgadi; con evidenti sofferenze, sin dalla seduta al pianoforte su un cuscino a ciambella. Dunque Checco Zalone lancia dal palco
dell’Ariston la sua canzone tra il rap e il trash dal titolo «Poco ricco», perché il protagonista del brano non era povero e neanche disagiato, semmai «poco agiato»… «Con questo brano, vincerò io il Festival», assicura ad Amadeus. «Non sono nato povero, sono
poco ricco», rappa. È il disagio di chi «ha la Playstation 2 quando già c’era la tre», o «vede le insegne di Prada, ma sente una voce amara che dice Zara», «compra i croccantini per il cane Bracco da Cracco», ha «la madre devastata perché in casa ha una sola
filippina», e «un padre eccezionale che va a puttane dentro il Bosco verticale» e pensa «il duomo lo compro io, si può sfrattare Dio».
Terzo round, il più divertente . Zalone veste i panni del virologo, dottor Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano. Amadeus lo intervista «Tutti i virologi hanno un agente e il mio agente è stato chiaro: non voglio parlare di Al Bano mio cugino. Lui mi ha oscurato tutta
la vita. Invece oggi a Ciellino, Al Bano è il cugino di Oronzo. Prima a Ciellino il virologo stava sotto il podologo, ma oggi c’è stato il riscatto. Lo dico a tutti quelli che intraprendono carriere difficili. Prima o poi Fabio Fazio chiama anche voi. Dovete crederci, io
stavo per abbandonare la virologia poi mi è cambiata la vita.» Oronzo al collo porta il primo tampone di Ciellino San Marco. Confida che Al Bano lo ha chiamato quando aveva il Covid «ma io non gli ho risposto, lui non mi ha cagato per 50 anni, chiamasse
Burioni». Amadeus gli chiede se è d’accordo con altri virologi e lui dice: «Impossibile. Unica cosa su cui siamo d’accordo tutti e che non abbiamo capito un caz.. e che sta pacchia sta per finire. Ma anche per te Amadeus. La gente ora uscirà alle otto, mica sta a
vedere quella caz.. che fai tu ». E conclude amaro: «Nessuno pensa a noi virologi adesso se finisce la pandemia». E via il brano (testi di tutti i virologi che abbiamo conosciuto in questi due anni). Titolo: «Pandemia ora che vai via»
Checco Zalone, pseudonimo di Luca Pasquale Medici, 44 anni, è un comico davvero poliedrico: showman, attore, cabarettista, imitatore, cantautore, musicista, sceneggiatore e regista . I cinque film che ha girato hanno incassato complessivamente 220 milioni
di euro e 4 di questi compaiono nella lista dei 10 film con maggiori incassi in Italia. Sposato con Mariangela, ha una figlia, Gaia. Ha fatto una lunga gavetta: Telenorba, Zelig di Bari, Zelig Off e infine Zelig Circus. Si comincia a parlare di lui quando nell’estate
del 2006, prima dell’inizio del Mondiale di Germania, dedica alla Nazionale italiana di calcio la canzone «Siamo una squadra fortissimi». Il pezzo, trasmesso quasi per scherzo, riscuote un grande successo di pubblico, decisamente inaspettato. Continua con
vari programmi tv, fino al suo primo film Cado dalle nubi, che è un successo strepitoso e Viene candidato ai David di Donatello 2010 per la miglior canzone. L’anno dopo nuovo film, Che bella giornata, altro grande successo. Proseguono i suoi lavori sul grande
schermo, sempre seguitissimi, nel 2013 con Sole a catinelle, nel 2016 Quo vado?, nel 2020 Tolo Tolo. Quello che fin dall’inizio ha reso unico Checco Zalone è stato il suo modo provocatorio di fare umorismo, il suo politically un-correct, la voglia di rompere gli
schemi tradizionali e il falso buonismo. Specie all’inizio la sua comicità è stata divisiva e ha suscitato polemiche, ma alla fine la sua capacità di ridere di ogni cosa è stata travolgente. E ha convinto tutti.