Le transazioni Pos sotto i 5 euro valgono 445 milioni, contro i 400 miliardi totali di transazioni digitali previsti per il 2022. L’1% del totale. «Se uno vuole pagare due euro il caffè con la carta di credito», però, «è solo un rompiballe» ha dichiarato ieri il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini commentando il limite di 60 euro previsto dal governo nella legge di bilancio sotto il quale i commercianti possono rifiutarsi di accettare pagamenti digitali. Una soglia che – si evince dai dati dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecninco di Milano elaborati da la Repubblica – sta al di sopra dell’80% delle transazioni. «Sulla vicenda contanti e Pos, noi abbiamo preso esattamente la media esistente in Europa tra chi pratica zero e chi 10 mila», ha dichiarato ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo a Salvini. La «media europea», però, lascia fuori la fascia di prezzo che più spesso viene pagata con il Pos, quella tra i 25 e 50 euro. Per un giro d’affari di quasi 22 miliardi, che fissando il tetto del rifiuto a 30 euro, com’era previsto nella prima bozza della manovra, sarebbe stata intaccata solo parzialmente.
Gli esperti, però, non la vedono allo stesso modo. «C’è in gioco la modernità del Paese», avverte la direttrice dell’Osservatorio Innovative payments del Politecnico di Milano, Valeria Portale.
Infatti, «la cifra nel testo della manovra è un segnale culturale negativo: i pagamenti elettronici abilitano servizi innovativi, oltre ad essere un deterrente per gli evasori», spiega Portale. Della stessa opinione la Corte dei Conti, che ieri ha stabilito che la soglia di 60 euro, unita alla non sanzionabilità dei rifiuti e all’innalzamnento a 5000 euro del tetto all’uso del contante «possono risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr». «Scelte politiche», le ha bollate ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi.
Fonte:Open