Rocco Speranza/Ra-Mon «Canto Napoli in giro per il mondo» punta all’Eurovision

3 Febbraio 2025 - 12:08

Rocco Speranza/Ra-Mon «Canto Napoli in giro per il mondo» punta all’Eurovision

«Canto Napoli in giro per il mondo»

Il tenore Rocco Speranza, in arte Ra-Mon, da piazza Vittoria alle esibizioni a New York e Australia, punta all’Eurovision

Rocco Speranza (nella foto), in arte Ra-Mon, rappresenta il vero talento “made in Italy”. Un giovane tenore, partenopeo di piazza Vittoria, fra le più interessanti voci in seno alle nuove leve, stimato e apprezzato a livello internazionale, nato a Napoli dove ha anche studiato, presso il Conservatorio San Pietro a Majella. Nel suo cuore ci sono Alfredo, Rodolfo, Riccardo, Pinkerton, Mcduff, tutti i colori dei sentimenti in musica.

Quali obiettivi artistici si è prefisso?

«Ho interpretato tantissimi ruoli, in tante parti del mondo. Ho preso parte a “Il barbiere di Siviglia”, al “Mosè in Egitto”, a “La Bohème”, “Cenerentola”, “Le nozze di Figaro”, “Aida” solo per citarne alcune. Negli ultimi anni il mio repertorio si è arricchito di nuove opere, nell’arco dei prossimi anni vorrei accostarmi, tra gli altri, al Verdi di “Rigoletto” o “Traviata” o agli amati Puccini e Rossini, mi fermerò quando mi renderò conto che la mia voce risponderà alle esigenze di queste partiture. Sono io che mi devo adattare alla voce e non il contrario. La disciplina e lo studio mi accompagnano da sempre».

Quanto è stata importante la musica nella sua vita?

«Da quando ho 8 anni ho sempre fatto musica, la musica mi ha salvato. È stata per me medicina dell’anima, l’arte del ritmo contribuisce a raggiungere la calma interiore, la serenità e consente all’individuo una migliore accettazione di sé e un maggiore uso delle proprie capacità e possibilità. Per me è stata un mondo in cui rifugiarmi perché da piccolo, per tanti anni, sono stato vittima di bullismo».

Come ha iniziato?

«Non è stato facile iniziare, ho sempre avuto fin da bambino una forma di riservatezza, quasi di timidezza. Anche quando sperimentavo da solo la mia voce lo facevo serrando tutte le porte e le finestre perché non volevo che mi sentissero. Era un qualcosa di mio che non volevo condividere. Una sorta di segreto. Poi crescendo ho cominciato a cantare per i miei amici e loro sono rimasti a bocca aperta, non immaginavano che avessi una simil voce».

Dal Conservatorio in giro per il mondo…

«Da piccolissimo mio padre mi faceva cantare Caruso. Lui ha tanto sostenuto e alimentato la mia passione. È stata per me poi decisiva la presenza di Sandra Lepore. Non è stata solo una maestra di canto, ma anche una confidente, una mamma ed una preziosa amica. Poi ho studiato in Conservatorio e da lì ho girato un po’ per il mondo».

Ha avuto tante esperienze fuori dall’Italia, si è posizionato secondo al festival della canzone italiana di New York dal titolo “New York Canta”, trasmesso su Rai Italia: come è stata questa esperienza?

«Nel 2019 ho debuttato in America, è stata una esperienza magnifica. Mi sono aggiudicato il secondo posto come “tenore cross over”. Una giura d’eccezione, fra cui Fausto Leali e Clementino mi ha sostenuto. Sono stato invitato e ho rappresentato l’Italia per l’Australia».

In che senso l’Australia?

«Perché ho vissuto in Australia molti anni dove ho cantato la melodia italiana che ci invidiano tutti».

“Non sono Figaro” è il suo nuovo brano, un inno alla libertà, un invito a guardarsi allo specchio: cosa si ascolta?

«L’ho scritto insieme a Simone Veludo. Durante un momento buio questo brano ha preso vita. Il protagonista è come Figaro, come lui era prigioniero di un ruolo, lui che faceva sempre ciò che desiderava la società per non deludere nessuno, così io mi sentivo ingabbiato. Ingabbiato dalle convenzioni. Dalla paura di deludere, quindi dalla smania continua di assecondare le persone e la società».

Quale messaggio vuol dare?

«Un invito a essere se stessi. La libertà di essere se stessi è il più grande fra i regali che possiamo farci. Avere coraggio non significa non sbagliare, ma solo accettare ciò che si è veramente. Senza maschere. Non dobbiamo mettere una maschera per essere così come ci vogliono».

Dal punto di vista musicale che caratteristiche ha questo brano?

«Un sound profondo, dal ritmo ipnotico e suadente. Un brano che racconta di un cuore sincero che batte forte ecco spiegata la presenza di infinite percussioni».

Una curiosità: non solo musicista, ma anche diplomato pasticciere…

«Ho fatto anche un corso da pasticciere, e grazie a questo mestiere così dolce e fantasioso ho girato per il mondo. Ho attraversato popoli e nazioni grazie al canto e alla pasticceria».

Il suo sogno nel cassetto…

«Cantare all’Eurovision, ma soprattutto arrivare al cuore della gente».