Ringhio ringhia ma nessuno l’ascolta

5 Dicembre 2020 - 10:00

Ringhio ringhia ma nessuno l’ascolta

Cosa sta accadendo nel Napoli? E’ la domanda che si pongono, in modo particolare, gli specialisti della dietrologia applicata allo spogliatoio. Ma anche giornalisti, analisti, opinionisti, tifosi.

Insomma, è l’intera galassia del calcio parlato che prova a dare risposta ad un interrogativo inquietante. Che si alimenta nel tempo con prestazioni sempre più altalenanti da parte della squadra azzurra.

Qualche prova esaltante che si è alternata ad esibizioni sconcertanti, segnatamente in Europa League. Lì quasi mai il Napoli è apparso convincente, perfino quando ha vinto.

Unica eccezione, giusto per non sembrare catastrofisti, la gara contro la Real Sociedad,. Un confronto dove la banda Gattuso sia sotto il profilo tattico che sul piano dell’approccio all’impegno risultò quasi perfetto.

E allora si rafforzano di dubbi sulla reale tenuta, soprattutto psicologica, di questo gruppo sulla carta di ottima fattura. E si materializzano i fantasmi di uno spogliatoio non più coeso con l’allenatore calabrese.

Che, ricordiamo, nella seconda parte della scorsa stagione aveva invertito un trend disastroso. Infatti fece, segnatamente sul piano motivazionale, un piccolo miracolo culminato nella conquista della Coppa Italia.

La netta sensazione, magari sbagliata, è che adesso qualcosa si stia lacerando. E che l’amore sbocciato forse troppo in fretta corra il rischio di trasformarsi in un rapporto di odio-amore.

Non si contano più i richiami pubblici del tecnico e le critiche mai velate rivolte davanti alle telecamere. Sotto accusa questo o quel protagonista (in genere, non sarà un caso, ma quelli di maggior nome).

Si va dall’Insigne definito musone al Fabian Ruiz che non gradisce qualche sostituzione. Passando, poi, attraverso la denuncia di troppi vaffa in campo e la segnalazione di scarso impegno percepito, non solo da lui, in alcune partite.

Segnali chiari di scollamento che non depongono a favore del prosieguo di una stagione la cui storia è ancora da scrivere. Gattuso è uomo tutto d’un pezzo, schietto, leale e sincero fino alla brutalità.

Che non manda mai a dire quello che ha nel cuore e nella testa. Un tratto caratteriale che depone sicuramente a suo favore, rendendolo credibile e stimabile agli occhi di quel mondo pallonaro spesso governato da ipocrisia e falsità.

Quasi una sorta di alieno, per certi versi. Nondimeno, è fin troppo facile che farebbe bene a discutere con i suoi ragazzi di questi problemi nello spogliatoio, lontano da orecchie e occhi indiscreti.

A meno che la sua non sia una strategia studiata per colpire meglio nel segno. Ma avendo compreso il suo modo di essere e di agire sembra difficile credere che sia così.

Ringhio, d’altra parte, si è sempre intestato la responsabilità delle prestazioni della squadra, soprattutto di quelle negative, rimandando a successivi esami le prove più brillanti.

Consapevole, ormai è chiaro, di non potersi fidare della capacità del gruppo che allena di dare continuità almeno al rendimento, se non ai risultati.

Ma non sarebbe compito dell’allenatore, ci si chiede, fa capire che si va in campo con il coltello tra i denti? E questo sempre e comunque, a prescindere dalla caratura dell’avversario che si va ad affrontare?

Questa missione finora non ha dato i suoi frutti, evidentemente, e Gattuso è il primo ad ammetterlo. Cosa di non poco conto, considerato che le pratiche per il rinnovo del​suo contratto si avviano verso la definizione.

Un matrimonio di convenienza non si addice alla personalità dell’uomo, starà riflettendo anche De Laurentiis?

Pasquale de Simone