È andata in porto, parzialmente, la riforma dello sport. Un provvedimento che il Governo doveva approvare entro la fine del mese di novembre in base alla legge delega n. 86 del 2019.
Il Governo ha approvato cinque dei sei decreti presentati dal Ministro, Vincenzo Spadafora. Non il primo, quello più importante sul piano politico e organizzativo, che riguardava la governance del mondo dello sport italiano.
Si tratta di un problema storico dell’ordinamento nazionale. Da sempre è affidata al Comitato Olimpico la gestione dell’attività sportiva, portando l’ente quasi al rango di un Ministero.
Un errore, causato dalla sottovalutazione del valore dello sport nella crescita sociale di un Paese. Ma che ha anche prodotto dei risultati molto apprezzabili sul piano dell’organizzazione territoriale dell’ente e su quello dei risultati di alto livello.
La mancata approvazione del primo decreto mette il sistema sportivo italiano in un limbo pericoloso in vista di un’Olimpiade da disputare la prossima estate. Ce ne sarà poi un’altra, quella di Milano-Cortina 2026, da organizzare.
Allo stato attuale il mondo dello sport ha questa struttura. Tre enti, paralleli ma non sovrapposti, né sovrapponibili.
Abbiamo un Dipartimento dello sport istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si occupa della gestione politica. Poi c’è la società Sport e Salute, che ha sostituito la vecchia Coni Servizi, scorporata dal Coni. Che poi è diventata società di servizi esterna.
E poi c’è il Coni, a cui il governo ha tolto l’autonomia totale che aveva in precedenza, limitandone l’impegno alle attività degli atleti olimpici.
Da una parte, è storicamente necessario avere un ruolo attivo della politica per la diffusione dello sport di base. Che ha sempre contato sull’attività di società dilettantistiche e non ha mai introdotto in modo strutturale lo sport nelle scuole.
Dall’altra questa riforma, anziché snellire il settore, crea un’interdipendenza tra più enti che porta confusione e difficoltà gestionale. Basti pensare al contratto di servizio che il Coni ha stipulato con Sport e Salute e che è in scadenza.
Una situazione non facile da superare. E che rischia di creare problemi anche nelle relazioni con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), che più volte ha avvertito il Governo. Il Coni dovrà, quindi, mantenere una sua autonomia rispetto al mondo della politica, così come sancito dalla carta olimpica.
Al contempo, gli altri cinque decreti prevedono diverse novità. Queste le principali.
La prima è l’abolizione del vincolo sportivo, inteso come limitazione alla libertà contrattuale dell’atleta, anche nel settore dilettantistico. Questo dovrà avvenire entro il mese di luglio 2022.
C’è poi il riconoscimento all’attività di associazioni e società sportive dilettantistiche che hanno formato l’atleta, alle quali è assicurato un premio di formazione.
Inoltre, l’affermazione delle pari opportunità per lo sport femminile, professionistico e dilettantistico. Ancora il riconoscimento di pari diritti delle persone con disabilità nell’accesso alla pratica sportiva di tutti i livelli.
Seguono, poi, la tutela dei minori e dei cittadini con disabilità nell’ambito della pratica sportiva e la tutela e il sostegno del volontariato sportivo. E, inoltre, l’istituzione di un “Fondo per il professionismo negli sport femminili”.
Infine, l’istituzione della figura professionale del chinesiologo di base, di quello sportivo e del manager dello sport. Ognuno di questi argomenti meriterebbe un approfondimento a parte.
Si può solo notare che l’abolizione del vincolo sportivo potrà creare non poche difficoltà alle società. Soprattutto in un momento di crisi come questo condizionato pesantemente dalla crisi Covid.
Diverse Federazioni, infatti, hanno già posto questioni. Senza un sostegno concreto del Governo, lo sport dilettantistico rischia di perdere una fetta importante dei fondi che facevano sopravvivere molte società.
Un problema che non può essere risolto solo con le maggiori erogazioni nei confronti delle Federazioni sportive. Questo è l’unico aspetto realmente positivo sul quale non possono essere sollevati dubbi di sorta.
Carlo Zazzera