Non ce l’ha fatta il rider di 31 anni che nella notte tra il 6 ed il 7 settembre è stato investito da un’auto a Limena, in provincia di Padova.
L’uomo, Ali Jamat, di origini pachistane, stava effettuando l’ultima consegna della giornata prima di rientrare a casa. Improvvisamente però è stato scaraventato all’aria da un’auto, condotta da una giovane donna di 24 anni. Il violento impatto lo ha fatto carambolare al suolo, battendo quindi la testa con violenza a terra. L’esito è stato un trauma cranico di grave entità.
La donna alla guida dell’auto, uscita illesa dell’impatto, ha subito effettuato un alcol-test, che però ha dato esito negativo.
Il rider è stato poi trasportato d’urgenza in ospedale, dove è rimasto attaccato ad un respiratore artificiale per lunghi giorni. Purtroppo però presto ne è stata dichiarata la morte cerebrale. La salma del 31enne è stata trasportata in Pakistan, e sarà sepolta nel suo paese d’origine, al confine con l’India. Ali Jamat è morto proprio nelle ore in cui nasceva il suo secondogenito.
Lo sciopero:
La morte di Ali ha fatto sì che numerosi rider si riunissero in sciopero per chiedere più sicurezza ma soprattutto una paga più dignitosa. Queste le parole di uno di loro: “Se sarà necessario – spiega Prdahumn Doke, indiano, 26 anni – rimarremo in piazza anche per una settimana consecutiva. Noi non sappiamo cosa sia successo al nostro collega, non sappiamo se l’incidente fosse colpa sua o colpa di chi l’ha investito. Questo sarà la giustizia a doverlo chiarire. Ma quello che è successo fa capire le condizioni in cui lavoriamo. Lavoriamo 20 ore a settimana, con Just Eat il contratto prevede una paga di 7,5 euro all’ora, mentre Glovo paga 3 euro per un ordine. A volte aspettiamo due-tre ore al freddo, in attesa di una chiamata e nessuno chiama. In quel caso non veniamo pagati”.
Fonte: La Repubblica