Beatrice Orlando, 42 anni, sposata, ricercatrice in economia e innovazione sostenibile presso l’Università di Ferrara, e stata aggredita mentre si trovava in vacanza a Tortora, località balneare calabrese ai confini con la
Basilicata, le è costata la rottura di denti, mandibola, lesioni cervicali e agli occhi. Una prognosi di 24 giorni. Tutto ha avuto inizio il 4 agosto scorso. “Mi trovavo in vacanza a Tortora con i miei genitori che hanno una casetta,
vicina al mare. Come ogni mattina sono uscita con il mio cane Charlie per fare una passeggiata. Ad un tratto, ho sentito dei guaiti provenire da sotto un’auto, posteggiata nei pressi della mia abitazione.
Ho riportato a casa Charlie e sono uscita nuovamente per capire cosa fossero quei lamenti. Ho potuto notare una cagnolina, denutrita, con il collarino e tre cuccioli, anche loro molto debilitati” – dice la ricercatrice.
La prima cosa che Beatrice Orlando ha pensato di fare è chiamare qualche volontario o l’Enpa, per prendersi cura delle bestioline che stavano soffrendo anche per il gran caldo di questi giorni.
“Dalla protezione animali mi hanno detto che sarebbero arrivati dopo tre giorni e mi hanno chiesto la cortesia di rifocillare i cagnolini e metterli in sicurezza e dargli da bere e da mangiare.
Cosa che ho fatto, anche con l’aiuto di un altro signore che abita nelle vicinanze”. La sera stessa la ricercatrice è uscita con alcune amiche e il suo cane per fare una passeggiata.
Al rientro prima di andare a letto, Beatrice ha preso una bottiglia d’acqua per dare dai beni ai cagnolini. “Non ho fatto in tempo di uscire dall’abitazione che sono stata aggredita con cattive parole”.
Gridando, mi accusavano di aver lasciato le ciotole vicino la loro abitazione. Ho spiegato che non ero stata io a metterli lì e, intanto per paura di rappresaglie, sono rientrata in casa.
Anche i cagnolini impauriti per le urla della donna si sono messi paura e mi hanno seguito, tanto che li ho fatti entrare nel mio cancello”. Il giorno successivo, non è successo nulla.
Il 6 agosto i cagnolini sono stati presi in cura dai volontari dell’Enpa. “Dopo averli salutati, erano circa le sette di sera, ho preso la bici per andare a comprare le sigarette.
Al ritorno, mi hanno sbarrato la strada”. Hanno iniziato a minacciarmi “adesso ti faremo vedere noi chi siamo”, e intanto si avvicinavano. Ho cercato di chiamare con il cellulare i carabinieri, ma non me l’hanno permesso.
“Mi hanno colpito ovunque: in faccia, negli occhi, nello stomaco” – ricorda Beatrice.Sono riuscita a raggiungere casa trascinandomi. Mia madre ha chiamato i carabinieri e l’ambulanza che è arrivata un’ora e mezza dopo, dice la ricercatrice.
I medici del pronto soccorso di Paola le hanno diagnosticato parecchie fratture e dopo diverse ore è stata rimandata a casa. Ho deciso di sporgere denuncia