Stop al reddito di cittadinanza a chi può lavorare: Giorgia Meloni deve ora mettere in atto ciò che lei ha sostenuto durante la campagna elettorale.
Ma l’abolizione del sussidio non è così semplice. 1,15 milioni di nuclei familiari e 2,5 milioni di persone ne usufruiscono attualmente. Toglierlo di colpo causerebbe un’ondata di disagio sociale potenzialmente incontenibile, soprattutto al Sud dove è concentrato il maggior numero di beneficiari. Ecco allora che dalla Lega arriva la proposta di una riduzione graduale.
Per la Lega, bisogna «togliere il sussidio per 6 mesi a 900mila persone che lo hanno già percepito per 18 mesi senza trovare lavoro». Claudio Durigon spiega: «Il sussidio non può essere a vita». E aggiunge di voler introdurre «un decalage e un sistema che incentivi le persone a lavorare».
Secondo la proposta della Lega, per i primi 18 mesi dalla richiesta l’assegno deve rimanere lo stesso. Ma ora, trascorso questo lasso di tempo, il potenziale lavoratore sarebbe tenuto a seguire dei corsi di formazione professionale parzialmente retribuiti. In questo modo potrà essere inserito in un sistema di «politiche attive del lavoro», come ripetuto dalla premier Meloni.
Se trascorrono questi sei mesi senza trovare un impiego, si può comunque rinnovare la richiesta per il RdC. Ma solo per un massimo di altri 12 mesi e con un assegno ridotto del 25% rispetto a quanto percepito in precedenza. Se il lavoro non arriva ci saranno altri 6 mesi di sospensione-formazione e poi sarà di nuovo possibile richiedere il sussidio, per l’ultima volta e solo per altri 6 mesi, con un’ulteriore riduzione del 25%, che a questo punto porterebbe a percepire la metà dell’importo originale.
L’altro punto fermo della proposta è che il reddito verrebbe revocato dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua. Mentre ora ne occorrono due.
Esclusi disabili, fragili e chi percepisce non il reddito ma la pensione di cittadinanza (e dunque è escluso per definizione dal mercato del lavoro) per cui il sussidio continuerebbe ad arrivare e, anzi, l’intenzione del governo sarebbe addirittura di potenziarlo, gli interessati sono le 660mila persone tenute alla sottoscrizione dei Patti per il Lavoro (un totale che sale a 833 sommando quelli che un’occupazione già ce l’hanno). Tuttavia, di quei 660 mila tre quarti non hanno avuto un impiego negli ultimi tre anni, il 70% non possiede un titolo di studio che vada oltre la licenza media e la metà ha più di 40 anni, quindi, al di là degli schemi proposti, è difficili inserirli nelle richieste del mondo del lavoro attuale.
Salvini ha ribadito «revisione del reddito di cittadinanza» sarà entro 10 giorni nelle discussioni sulla la nuova legge di bilancio, non per essere abolito, ma per «limitare abusi, truffe e sprechi».
Fonte: Il Mattino