Così come lo scorso anno,lo stadio centrare di un razzo cinese è in caduta libera sulla terra.
Secondo i calcoli del Center for Orbital Reentry and Debris Studies (CORDS) della Aerospace Corporation, l’oggetto lanciato domenica 24 luglio deorbiterà lentamente – e totalmente senza controllo – per circa una settimana, fino al rientro nell’atmosfera terrestre e alla potenziale pioggia di detriti. Secondo la Space Force degli Stati Uniti Potrebbe rientrare anche sabato 30 luglio o lunedì 1 agosto. Al momento non è possibile prevedere né il momento esatto del rientro tanto meno l’area che sarà coinvolta. Dall’analisi della traiettoria, tuttavia, il CORDS prevede che sarà interessata la fascia compresa tra 41 gradi di latitudine nord e 41 gradi di latitudine sud (l’Italia centro-meridionale è compresa).
Il razzo Long March 5B, come indicato, è stato lanciato dalla Cina domenica 24 luglio dallo spazioporto dell’isola meridionale di Hainan, per trasportare il secondo modulo (Wentian) della stazione spaziale cinese Tiangong, che è regolarmente attraccato. Di norma gli ingegneri aerospaziali prevedono un rientro controllato degli stadi dei razzi lanciatori, facendo precipitare eventuali detriti nel cosiddetto “Punto Nemo”, una remota zona dell’Oceano Pacifico considerata il cimitero dei veicoli satelliti. Lo stadio centrale del grande razzo cinese ha un peso di ben 25 tonnellate e si prevede che grossi frammenti sopravvivano al processo di ablazione durante il rientro in atmosfera (in parole semplici, l’attrito con l’aria non sarà sufficiente a distruggere l’intero stadio del razzo). “La regola generale è che il 20 – 40 percento della massa di un oggetto di grandi dimensioni raggiunge il suolo, ma il numero esatto dipende dal design dell’oggetto”, ha specificato The Aerospace Corporation in un comunicato sul rientro del razzo. “In questo caso, ci aspetteremmo da cinque a nove tonnellate (da 5,5 a 9,9 tonnellate), ha aggiunto l’organizzazione.
Se simili detriti dovessero cadere su un palazzo o comunque su un centro abitato potrebbero creare danni significativi e naturalmente anche vittime. La parte del razzo potrebbe anche contenere propellente residuo, che è molto tossico per l’ambiente, oltre che per gli organismi viventi. E un incidente del genere non sarebbe una novità. Nel maggio del 2020, infatti, lo stadio centrale di un identico razzo cinese si schiantò sul villaggio di Mahounou (Costa d’Avorio), provocando danni alle case. All’epoca non furono rese pubbliche informazioni su potenziali vittime e l’ammontare dei danni stessi. Lo scorso anno, invece, i pezzi del razzo caddero fortunatamente nell’Oceano Indiano, non lontano dalle Maldive, a circa 7mila chilometri dall’Italia.
Gli ingegneri cinesi contano proprio sul fatto che la Terra è composta principalmente da acqua, dunque il rischio che i detriti possano finire proprio sulla terraferma – e dunque su centri abitati – è ridotto. Ma un rischio basso non è un rischio zero, che potrebbe essere perseguito semplicemente programmando dei rientri controllati. La comunità internazionale condanna questo comportamento spregiudicato della Cina, che tuttavia continua a difendere la propria politica dei rientri fuori controllo, definendo i rischi “estremamente bassi”.