Case abbandonate, gente in strada, il panico palpabile, l’incertezza di sopravvivere, i bambini in pianto. Questa la notte più lunga per Napoli e Campi Flegrei. Questo il racconto delle vittime, dei protagonisti aldilà delle scosse.
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Le scosse di ieri hanno avuto dei protagonisti assai poco considerati: i cittadini. Inevitabilmente sono le scosse le grandi protagoniste di questi eventi catastrofici: sarà tanto forte? Ha provocato danni?
Tutte domande legittime; ma i veri protagonisti della notte più lunga per Napoli, da quaranta anni, chi sono? Sono i bimbi terrorizzati, che gridano ai genitori: “Papà non voglio morire!”. Gli automobilisti che scappano di casa, con il timore di morire schiacciati dalle macerie di quelle pareti, che li hanno protetti per una vita. I malori, quindi, dettati da un sussulto tanto grande. Napoli, ieri, era una città affollata e deserta: una macchia enorme la avvolgeva e le toglieva il fiato.
La tensione è palpabile, come il senso di impotenza che accomuna tutti.
«Mi sono sentita impotente a vedere mia figlia piccola aggrappata sotto al tavolo che urlava “mamma mamma”». Racconta una madre provata.
Sono gli studenti fuori sede soli, senza famiglia, ad affrontare la paura e l’ansia. “Volevamo lasciare tutto e scappare via. Avevamo paura crollasse tutto il palazzo”. Commenta una studentessa.
Questa notte lunghissima è una notte anzitutto umana!
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