Premio Parmenide a Mauro Bonazzi.
Il Festival della Filosofia in Magna Grecia nato nel Cilento oggi a Brescia.
“La filosofia trionfa sulla morte: ci salva, perché ci insegna a vedere”

“La filosofia trionfa sulla morte: ci salva, perché ci insegna a vedere”. Lo ha detto il professore Mauro Bonazzi (Università Alma Mater di Bologna) nel corso del suo intervento al Centro casa Severino a Brescia dove ha ricevuto il premio Parmenide dalla presidente e ideatrice del Festival della filosofia in Magna Grecia Giuseppina Russo e dal presidente del prestigioso riconoscimento Massimo Donà (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano).
Il premio di filosofia viene attribuito ogni anno a personalità particolarmente significative del panorama filosofico italiano ed internazionale. La premiazione si è tenuta a Brescia nella casa di Emanuele Severino che ricevette il premio nel decennale del Festival nel corso di un evento dal titolo “Ripensare Parmenide” dal titolo della celebre opera del 1964 di Emanuele Severino (l’unico che si possa contrapporre a Martin Heidegger, secondo Massimo Cacciari), “il Parmenide del nostro
tempo. Il filosofo che più di ogni altro rappresenta lo spirito del nostro tempo ma soprattutto si può ben dire che il neoparmenidismo trova in lui il punto più alto, come ebbe a dire il professore Massimo Donà.
In quella occasione Severino lanciò ai giovani il messaggio “di non arroccarsi nel solo filosofare ma di comprendere che i saperi scientifici e la filosofia devono andare insieme per consentire di manifestare la potenza della scienza”.
L’evento Festival è venuto alla luce nel 2008 per celebrare e valorizzare proprio il Genius Loci dell’area dell’antica Elea dove il grande filosofo fondò la scuola filosofica eleatica.
Nell’ambito della cerimonia il presidente del Festival della Filosofia in Magna Grecia – l’unico interamente dedicato agli adolescenti – Giuseppina Russo, insieme alla direttrice scientifica Annalisa Di Nuzzo, e al coordinatore scientifico Salvatore Ferrara, hanno illustrato le caratteristiche dell’iniziativa che, partita dagli scavi di Velia oggi si svolge in numerose edizioni annuali tra il Cilento, Lecce, Matera, Siracusa e Atene rimettendo in collegamento la Magna Grecia con la sua madre patria e coinvolgendo sino ad oggi oltre 70 mila liceali che da ogni parte d’Italia praticano la filosofia nei luoghi dove è nata e si è evoluta nei secoli.
“Questo premio viene assegnato a un pensatore che ha saputo dare lustro e forza alla filosofia italiana contemporanea. Una delle poche voci destinate a risuonare anche nel futuro, la voce di un filosofo che ha saputo confrontarsi alla pari con i grandi, preservando il significato autentico del ‘pensare’ e uno stile argomentativo rigoroso”, ha commentato la presidente del Festival Giuseppina Russo.
“La sua riflessione si è fatto esempio per le nuove generazioni, ricordandoci che la filosofia o si costituisce come pratica di verità, o rischia di essere sopraffatta dal pensiero calcolante, che tutto riduce a strumento di una volontà di potenza planetaria”, ha la dichiarato la direttrice scientifica Annalisa Di Nuzzo, nel corso dell’iniziativa organizzata grazie all’iniziativa promossa dall’Associazione studi Emanuele Severino “in un momento storico certamente difficile nel quale la filosofia rimane la voce che resiste e continua a indicare un cammino di senso”, dichiara il coordinatore scientifico Salvatore Ferrara sottolineando l’importanza e il valore dei nostri giovani.
“La filosofia nasce con un viaggio – con il viaggio di un giovane, che viene condotto dalle figlie del Sole al cospetto della dea: là, dove la notte si divide dal giorno, apprenderà la «verità ben rotonda, perfetta». Sono i celebri versi con cui si apre il poema di Parmenide. Versi celebri e però spesso fraintesi. Perché il viaggio del
giovane non è verso le dimore del Sole, in direzione della luce. Il viaggio è al contrario la discesa in una caverna, verso il buio, la notte, e la morte. Sono gli inferi, leggiamo in Omero, il posto in cui la notte si divide dal giorno. La filosofia nasce insomma seguendo le orme di Ulisse, che si era dovuto confrontare con i morti per poter ritrovare la strada di casa. Ma quale è la patria di cui è in cerca il filosofo?”. Così, descrivendo il giovane Parmenide, ha aperto il suo intervento il professore
Bonazzi nel corso della manifestazione che dopo la cerimonia di premiazione e proseguita con una rilettura critica del testo severiniano RITORNARE A PARMENIDE (1964) con gli interventi di Alberto De Vita (Università Vita-Salute San Raffaele), Michele Ricciotti (Università Vita-Salute San Raffaele) e Marco Rienzi (Università Vita-Salute San Raffaele). Hanno inoltre partecipato alla discussione Pietro Caiano (Universidad Nacional de Córdoba; CCS-ASES) e Chris Ionita (Università di Bucarest; CCS-ASES).
Una notevole giornata di filosofia che nel suo intervento Bonazzi conclude così: “domande difficili, che si prestano a facili fraintendimenti. Ma sono domande che vanno poste, perché i problemi sono reali. Il contrasto tra libertà e necessità, la vita e la morte, il dolore e la gioia, la tecnica e la politica. C’è qualcuno che può fare a meno di confrontarsi con queste domande? Del resto, spiega Severino, «non si tratta di rassicurare il mortale, ma di mostrare la verità del destino». E la verità non è necessariamente buona o bella, ma non per questo va respinta”.
