Omicidio Giuseppe: “Il bimbo si muoveva ancora”, La mamma e lo zio stavano a guardare
“Giuseppe era sdraiato sul divano, insanguinato, aveva gli occhi chiusi e mosse una gamba“. A raccontare gli ultimi istanti di vita di Giuseppe Dorice, il bimbo massacrato di botte a Cardito, è Rafel, fratello di Toni, durante il processo che si è svolto ieri nel Palazzo di Giustizia di Napoli.
Cardito, omicidio Giuseppe: la testimonianza di Rafael
Come rivela il Mattino, anche lui seppe che Valentina e Toni avevano litigato e per questo si era recato a casa della coppia. E lì scoprì che era successa una tragedia: vide il bimbo, esanime, insanguinato dietro alla testa. Preoccupato chiese a Valentina se avesse chiamato il 118.
Ma lei rispose di no. “Allora le strappai il cellulare dalle mani e lo feci io…”, ha detto Rafael rispondendo al pm Sozio nel corso dell’audizione. Toni, però, non c’era: era andato a prendere una pomata.
Poi il pm chiede a Rafael se Tony facese uso di sostanze stupefacenti. E lui: “Fumava marijuana… non so se avesse fumato quella domenica…”. Qualche giorno dopo la morte di Giuseppe, Rafael e Toni hanno una conversazione, che lo stesso Rafel racconta al giudice: “Mi disse che quella domenica dopo essersi svegliato per andare in bagno aveva visto il letto rotto, di non avere capito più nulla e di avere picchiato il bambino, ma solo con le mani”.
Il processo
Tony è al processo davanti alla Terza Corte di Assise di Napoli, con l’accusa di avere ammazzato a colpi di bastone il figlio della compagna, Valentina Casa, anche lei a giudizio, per favoreggiamento.
Il padre naturale dei bambini, F. D., imputato in un altro procedimento giudiziario, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il primo teste è un luogotenente dei carabinieri che, incaricato dalla Procura di Napoli Nord, eseguì dei controlli per stabilire se tra l’inizio del 2018 e febbraio 2019 dai cellulari degli imputati siano partite richieste di soccorso.
Un accertamento che, tuttavia, ebbe esito negativo. Il secondo è invece la mamma di Toni: l’esame e il controesame si sono rivelati complicati a causa dell’elevato grado di sordità della donna. Nonostante potesse avvalersi della facoltà di non rispondere, come poi ha fatto la figlia, la donna ha invece deciso di sottoporsi alle domande del pm, degli avvocati difensori e delle parti civili. La prossima udienza del processo si terrà il 14 gennaio.