La Procura Antimafia di Milano ha richiesto l’ergastolo per i tre imputati coinvolti nel caso dell’omicidio di Cristina Mazzotti, la 18enne rapita e uccisa a Eupilio, in provincia di Como, il 30 giugno 1975. Il caso, che ha scosso l’opinione pubblica, è stato riaperto dopo oltre quattro decenni di silenzio, portando alla luce dettagli agghiaccianti sulla trama di un rapimento finito in tragedia.
Cristina fu sequestrata con l’intento di chiedere un riscatto di cinque milioni di lire al padre, un imprenditore di cereali della zona. Durante il periodo di prigionia, la ragazza fu tenuta in una buca e costretta a respirare tramite un tubo. Le sue condizioni di vita erano disumane, e la giovane perse la vita mentre era ancora nelle mani dei sequestratori. Il suo corpo fu trovato il 1° settembre 1975 in una discarica di Galliate, in provincia di Novara.
Gli imputati, Giuseppe Calabrò (74 anni), Antonio Talia (73 anni) e Demetrio Latella (71 anni), sono accusati di sequestro di persona e omicidio volontario aggravato. Latella, in particolare, è stato identificato grazie a un’impronta digitale rinvenuta sulla Mini con cui Cristina viaggiava la sera del rapimento. Nonostante il caso fosse stato archiviato per anni, l’uso della tecnologia moderna ha permesso di far luce su alcuni dettagli cruciali, tra cui la connessione con la ‘ndrangheta, che avrebbe orchestrato il sequestro per finanziare le attività delle organizzazioni criminali del Sud Italia.
Negli anni, altre tredici persone sono state condannate per il caso, ma fino ad oggi, i mandanti e gli esecutori materiali legati alla mafia non erano mai stati perseguiti. Con l’apertura di questo nuovo filone di processo, l’ombra della ‘ndrangheta torna a fare paura, mentre la giustizia per Cristina sembra avvicinarsi, dopo 49 anni di attesa.
fonte: Fanpage.it