Era un sabato,quella giornata che molti italiani ricorderanno,la giornata delle lacrime.
2 agosto 1980,nella stazione di Bologna ci sono tante persone in attesa di un treno per le vacanze,altri rientrano a casa per il weekend.
Nessuna di quelle persone immagina che da lì a poco verrà citata in una delle pagine di storia più grigie del secolo.
Alle 10.25 in punto,una forte esplosione,fa sbalzare in aria persone, valigie,panchine,tutto…
L’ala ovest della stazione viene giù sollevando un polverone enorme.
Sul binario 1,di quel treno partito da Ancona e diretto a Chiasso,restano solo le macerie.
Tutto buio,tante urla di dolore e di sofferenza, l’inizio delle sirene,arrivano le ambulanze e la polizia.
I morti salgono a 85, c’è anche la piccola Angela, tre anni, la più giovane vittima di quel massacro. I feriti sono 200. Maria è dispersa, come molte altre persone. Il presidente della Repubblica, Sandro Pertini viene intervistato all’uscita dall’ospedale: “Ho visto dei bambini…”. La voce energica di sempre, da vecchio patriarca, gli trema, mentre dice “non ce la faranno….”.
Il corpo di Maria non verrà più trovato, è stato disintegrato dalla deflagrazione di una bomba nascosta in una valigia: una miscela di tritolo e T4 detta ‘Compound B’.
I nonni della piccola Angela vanno a riprendersi il corpicino della bimba e nessuno sa dire loro chi e perché gliel’abbia portata via. Bologna, città comunista, insorge contro l’ennesimo attentato alla democrazia. Nell’estate del 1980 comincia il valzer di segnalazioni fasulle e veri e propri depistaggi che vede coinvolti elementi dei Servizi Segreti, miliziani palestinesi e infine, il maestro venerabile della Loggia P2, Licio Gelli. Si tratterebbe dell’ennesimo attentato volto a destabilizzare l’ordine sociale per creare le condizioni che portino al colpo di stato che instaurerà un regime totalitario. Insomma, l’eterna ‘strategia della tensione’.
Proprio in quel agosto 1980, due giornalisti free lance italiani, Italo Toni e Graziella De Palo, erano partiti per Beirut per un’inchiesta sulla rotta delle armi destinate ai terroristi palestinesi. L’accordo, noto come ‘Lodo Moro’, era stato sancito per volontà dell’onorevole democristiano Aldo, poi ucciso dalle BR nel 1978. Secondo una teoria molto dibattuta – ricostruita nel libro del giudice, Rosario Priore e dall’avvocato Valerio Cutonilli, I segreti di Bologna – dopo il sequestro di un carico di missili a Ortona e l’arresto di Abu Anzeh Saleh, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, proprio a Bologna, l’accordo sarebbe saltato. In quest’ottica, sia l’uccisione dei due giornalisti in Libano, sia l’attentato di Bologna si spiegherebbero come la reazione, da parte dei terroristi palestinesi, alla rottura degli accordi. Anche questa pista è stata archiviata.
Nell’ultima intervista rilasciata prima di morire, Francesco Cossiga, l’allora capo del governo, dichiarò:
Non sapremo mai la verità sulla strage di Bologna.