Ascoltare termini di discriminazione razziale, durante un incontro della più importante manifestazione di calcio europea, crea disagio. Perché oltre che stupido, il razzismo è anacronistico.
Complimenti alle squadre che abbandonando il campo hanno stigmatizzato il comportamento del quarto uomo. Un segnale forte bisognava darlo, il pericolo che atteggiamenti simili abbiano proseliti tra i più giovani, è un rischio che non possiamo correre.
In Italia vivono bambini provenienti da tutto il mondo, con il loro bagaglio di culture, tradizioni, abitudini alimentari. Che devono essere utilizzate come opportunità di crescita, di confronto.
Bambini che studiano insieme, giocano insieme, fanno sport insieme. L’attività agonistica in età evolutiva ha un ruolo fondamentale nello sviluppo psico-fisico dei bambini.
Ma non basta fare sport, è necessario farlo bene, in un ambiente sereno, libero da tensioni. Il razzismo non aiuta, tutt’altro. Lo sport ha una valenza sociale enorme.
Ma è anche una terapia preventiva verso alcune patologie metaboliche. Come ad esempio l’obesità, piaga del mondo occidentale, che ha spesso le sue radici nei primo mesi di vita.
L’allattamento materno riduce il rischio di obesità. Diversamente, è importante da parte del medico prescrivere lo sport come prevenzione, e più presto si comincia, meglio è.
I dati sono incoraggianti, e l’interesse non riguarda solo il calcio. Alla base però deve esserci il divertimento, evitando di trasmettere pressioni. La FIGC ha pubblicato una carta dei diritti dei bambini che fanno sport.
Il diritto a non diventare necessariamente un campione, ad esempio. Basta assistere ad una partita di calcio fra giovanissimi, per capire che ogni tanto questo diritto è disatteso.
Spesso dalle tribune i genitori danno il peggio di sé. Si scarica sui figli la propria voglia di rivalsa per quello che non si è riusciti ad ottenere. O come speranza di un futuro economico più roseo.
Se ci mettiamo anche la follia del razzismo, c’è il rischio che lo sport da medicina diventi veleno. Il passo è breve, bisogna vigilare.
Franco Di Stasio (presidente della SIOS – Società Italiana Odontostomatologia dello Sport)