Sospesa dal lavoro e dallo stipendio perché si rifiuta di vaccinarsi contro il Covid, fa ricorso contro il provvedimento al giudice del lavoro che glielo respinge giudicando la misura “adeguata e proporzionata”.
La vicenda è accaduta a Terni e vede protagonista un’operatrice socio sanitaria, dipendente della cooperativa sociale Actl New. La donna, addetta all’assistenza di anziani non autosufficienti, a febbraio ha negato il
consenso informato alla somministrazione del vaccino, dicendosi contraria ad un trattamento sanitario – ha sostenuto – ancora di natura sperimentale, senza prima conoscerne effetti e possibili controindicazioni.
In un primo momento, l’operatrice socio-sanitaria aveva fatto ricorso alla Usl competente che aveva confermato lo stato di inidoneità, limitando però la sospensione fino al 31 dicembre, salvo un ulteriore protrarsi dello stato d’emergenza.
A quel punto la donna si è rivolta al giudice del lavoro, ottenendo anche in questo secondo caso esito negativo. Nell’ordinanza si legge infatti che “il dipendente è tenuto a osservare precisi doveri di cura e sicurezza per la tutela dell’integrità psico-fisica
e di tutti i soggetti terzi con cui entra in contatto”. La sentenza del giudice evidenzia inoltre “l’obbligo di prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono
ricadere effetti di azioni negligenti. È quindi da ritenersi prevalente, sulla libertà individuale di non sottoporsi al vaccino, il diritto alla salute dei soggetti fragili che entrano in contatto con chi esercita professioni
sanitarie, in quanto bisognosi di cure, e, più in generale, il diritto alla salute della collettività”. La donna, addetta all’assistenza di anziani non autosufficienti, avrebbe messo a rischio la vita di persone molto fragili e per questo ha perso il ricorso.