Neonato morto dopo una circoncisione con un taglierino monouso, donna condannata a 8 anni e 8 mesi

11 Giugno 2024 - 8:48

Neonato morto dopo una circoncisione con un taglierino monouso, donna condannata a 8 anni e 8 mesi

Nella zona di Monte Compatri, in provincia di Roma, un neonato è morto dopo una circoncisione fatta in casa, con un taglierino monouso disinfettato con l’alcool.

La donna che ha effettuato l’operazione aveva un’esperienza trentennale in casi di questo genere. Lavorava come colf, ma per la comunità nigeriana a

Roma era diventata un punto di riferimento per questa pratica casalinga illegale. “La Bibbia ha detto che dobbiamo circoncidere i bambini”. E lei così faceva.

Anche in Italia, come riportano le testimonianze. Fino alla morte del piccolo lo scorso anno. Secondo quanto ricostruito in sede d’indagine e chiarito nelle

motivazioni della sentenza firmate dal giudice Giuseppe Boccarrato, come riporta La Repubblica, al momento dei fatti erano circa le ore 3 di notte,

quando due donne e un uomo hanno chiesto aiuto ad una pattuglia dei carabinieri in strada. Una di loro teneva in braccio un neonato di ventuno

giorni e piangeva, dicendo ai militari che si era sentito male. Il piccolo è stato poi portato al Policlinico di Tor Vergata, dove i medici hanno scoperto cosa gli

era successo togliendo il pannolino, che era appunto deceduto per le conseguenze di una circoncisione casalinga. I carabinieri sono entrati per un

sopralluogo nell’abitazione, hanno trovato siringhe, bende, asciugamani e pannolini sporchi di sangue. Gli avvocati difensori Floriano Polito e Giuseppina

Massaiu hanno ottenuto un ridimensionamento importante della pena e la condanna è stata attenuata, considerando “cultura e tradizione” del contesto sociale

d’origine dal quale proveniva il bambino. L’imputata infatti praticava circoncisioni abitualmente in Nigeria da tanti anni, con le referenze di un capo

villaggio e del referente di una clinica. La donna, per l’accaduto, è stata condannata a 8 anni e 8 mesi, anche se la richiesta della procura era di 18 anni.

Condannate con lei anche la mamma del neonato a quattro anni e mezzo di carcere e l’assistente, condannata invece a sei. “Siamo riusciti a

ridimensionare la complessa situazione – hanno spiegato i legali – ottenendo in favore della nostra assistita gli arresti domiciliari a fine di favorire il reinserimento sociale”. I fatti risalgono al 24 marzo 2023. Fonte fanpage.it.