“Natale in casa Cupiello”, l’irripetibile Miracolo di Eduardo

28 Dicembre 2020 - 13:00

“Natale in casa Cupiello”, l’irripetibile Miracolo di Eduardo

Sono talmente devoto a “Natale in casa Cupiello” da attribuirgli il vero spirito santo che si rinnova nel periodo natalizio. Il Miracolo di Natale lo ha fatto Eduardo scrivendo un capolavoro in cui si può rintracciare tutto il mondo emotivo che ci gira attorno.

Dentro e fuori di noi. In casa Cupiello ci sono concentrati Secoli di napoletanità, raccontati con una disperata rassegnazione ma allo stesso modo con una disarmante dignità.

Che ricaccia dietro ogni accento patetico attraverso una chiave narrativa asettica, ironica, impietosa e mai retorica. “Te piace ‘o presepio? ” è diventato un simbolo del nostro immaginario, ma anche una chiave di accesso ad un tormento.

E’ la frase che ossessivamente ripete Luca Cupiello, detto Lucariello. Un uomo rassegnato che preferisce rifugiarsi nella sua passione maniacale per il presepio, anziché affrontare il disastro familiare.

Attorno a lui ci sono i personaggi che rappresentano la nostra stessa vita come un teatro a cielo aperto. Impietosi ritratti allo specchio che ci inchiodano alle nostre fragilità, alle nostre miserie.

Donna Concetta, Zio Pasquale, Tommasino “Nennillo”, Ninuccia. Queste non sono semplici figure teatrali. Questi sono interpreti reali che troviamo al nostro fianco quotidianamente e che recitano la commedia del vivere consapevolmente.

E il Miracolo si è ripetuto anche quest’anno, con altri interpreti e in un’altra veste. Quella del regista napoletano Edoardo De Angelis, accolto dalla bellezza di oltre 5 milioni di italiani che hanno assistito all’evento in prima serata.

Eppure, al di là del coraggio e delle lodevoli intenzioni, resta il senso di incompiutezza. La questione centrale non è la sovrapposizione di Castellitto al Totem di Eduardo, elemento che rischia solo di diventare pretestuoso.

Tuttavia, se Eduardo è irreplicabile, la sceneggiatura avrebbe meritato maggior rispetto, se non una più profonda lettura. La struttura manca delle pause, dei silenzi, del flusso che riesca a far deflagrare tutta la drammaturgia di cui è intrisa la commedia.

La versione “fast” televisiva disperde i prodromi dell’originale. Rende l’opera superficiale, sfilacciando una trama che smarrisce il senso profondo nascosto tra le righe di un’opera universale.

Resta lodevole l’operazione di divulgazione e l’omaggio ad una meraviglia senza tempo. Ma il rischio reale è che non tutti abbiano compreso a pieno il senso di Eduardo e del suo immortale Miracolo di Natale.

Bruno Marra