E alla fine calò il silenzio. Anzi per la precisione, continuò il silenzio. E i tifosi sono ancora lì a chiedersi che cosa sia successo domenica sera quando il Napoli ha gettato al vento una qualificazione Champions ormai raggiunta.
La società, invece, continua il silenzio stampa a giorni alterni, perché il presidente parla, ormai solo attraverso i tweet. E si è scoperto, ma non era un mistero, che utilizza anche a suo uso e consumo i giornali, dando in pasto ai colleghi notizie false.
Una mossa usata da ben più fini strateghi, ma per questioni di maggiore importanza, situazioni di rilevanza nazionale, e non per il calcio. Così va letta la falsa notizia sul prossimo arrivo sulla panchina del Napoli di Sergio Conceicao.
News data e smentita il giorno dopo dallo stesso quotidiano sportivo, il cui direttore si è molto risentito col patron. Tutto ciò per sviare l’attenzione sulla frittata vista al Maradona domenica sera.
Ma una risposta va data ai tifosi, a coloro che davvero soffrono per la maglia azzurra, a coloro che a giorni di distanza non riescono a trovare pace e architettano le congetture più astruse.
Sembra di rivivere i giorni del 1988, quando un Napoli, con lo scudetto in petto, stava per siglare una storica doppietta. E si fermò inspiegabilmente di fronte a un Milan che recuperò punti e lo sconfisse nello scontro diretto al San Paolo.
Si disse che Maradona e compagni avevano avuto un calo fisico, e che la squadra era scoppiata dopo aver condotto un campionato di altissimo livello. Poi ci fu il comunicato dei calciatori col quale la squadra chiedeva in pratica l’esonero di Bianchi, allora allenatore del Napoli.
Da lì l’epurazione dei cosiddetti cospiratori, ovvero Bagni, Garella, Ferrario e Giordano. Ma se ne dissero tante altre, si parlò di calcio scommesse, di intromissioni camorristiche. Insomma un bel puzzle.
Domenica, a distanza di 33 anni, si è rivissuta la stessa scena. Un fallimento calcistico, ovvero la mancata qualificazione Champions, dopo una rincorsa che aveva del miracoloso, e sono riaffiorati tanti cattivi pensieri.
Di ogni ordine e ragione. Veniamo prima a quelli più evidenti. Si è parlato di squadra svuotata, senza energie, con le gambe bloccate, e dalle facce dei calciatori, Insigne in primis, traspariva questo stato d’animo.
Ma non è la stessa squadra che una settimana prima ha affrontato una ringhiosa Fiorentina portando a casa 3 preziosissimi punti? Com’è possibile che Insigne e compagni, dopo la prestazione di grande consistenza coi viola, possano improvvisamente bloccarsi a un passo dalla meta?
La risposta più gettonata è legata all’immaturità del gruppo, che quando ha vicino un obiettivo, è storia nota, puntualmente lo fallisce. Eppure in squadra ci sono elementi che definirli giovani è un eufemismo.
C’è poi la questione strettamente tecnica, e dovrebbe essere Gattuso a rispondere. Le domande sono molteplici. Perché dopo aver faticosamente trovato il gol la squadra non ha assunto un atteggiamento più attento, e soprattutto, non si è rinforzato il centrocampo, magari facendo entrare Demme per dar manforte a Bakayoko che boccheggiava?
Altra domanda: perché non ha giocato Demme dall’inizio? E perché poi, una volta incassato il pareggio, l’allenatore ha stravolto tutto, facendo entrare tutta la batteria pesante di attaccanti, lasciando il solo Fabian Ruiz a presidiare il centrocampo?
Una mossa che si fa solo nei minuti finali quando la disperazione è ai massimi livelli (Cagliari docet). E che dire invece di atteggiamenti e comportamento visto in campo e fuori?
A Firenze, al gol di Insigne, tutta la panchina si fiondò sul terreno di gioco per festeggiare. Domenica, fatto salvo Rrahmani autore del gol dell’1-0, che non ha esultato perché l’anno scorso era a Verona, non si è vista nessuna scena di giubilo.
I panchinari sono rimasti fermi a bordo campo e non sembrava mai che quel gol potesse aprire le porte del Paradiso. Tutto normale? Non direi. Anche in occasione del presunto rigore reclamato da Mertens nessuno si è mosso, nessuno è andato da Chiffi a protestare o a chiedere l’intervento del Var.
Così come anche l’allenatore, di norma esagitato, logorroico sino al 95esimo e più, tranne un piccolo battibecco con Juric, è stato quieto come mai visto prima. Suggestioni, complottismo, ricerca del colpevole? Forse sì.
E per finire non poteva mancare la società. Siamo così sicuri che il presidente De Laurentiis sia rimasto così amareggiato per il risultato? Chi lo ha visto in tribuna non ha colto alcuna reazione in un senso e nell’altro.
Certo 50 milioni di euro in più in cassa facevano gola, ma vuoi scambiarli con quello che arriverà dalle motivate certe future cessioni dei pezzi pregiati della squadra? Per adesso dunque c’è una bella pietra sopra questo rebus, tengono banco il totoallenatore e il calciomercato.
Ma chissà, un giorno sapremo e informeremo…
Max Bonardi