Napoli come Amsterdam, quartiere a luci rosse: le ragazze in vetrina nei «bassi»
«Ciao bello, ci divertiamo un po’?». L’accento sudamericano tradisce inequivocabilmente l’origine della prosperosa ragazza mora che, nonostante il gelo, fa capolino dalla finestrina del basso con camicia sbottonata fino all’ombelico e push up bene in vista. Venti euro per un fugacissimo incontro, 50 per una mezz’ora di piacere, 100 per un rapporto completo e via così, senza perdere troppo tempo perché il tempo è denaro.
Tutto cambia perché nulla cambi davvero, nella strada a luci rosse del centro storico. E chi abita in via Santa Caterina a Formello lo sa bene: perché qui nemmeno le continue operazioni delle forze dell’ordine sono riuscite a sradicare il fenomeno della prostituzione che richiama quello delle ragazze in vetrina di Amsterdam.
Benvenuti nel Red lights district di Napoli. Qui, all’ombra di Porta Capuana e a due passi dal vecchio Tribunale, i soldi corrono veloci. Un grande affare per i protettori delle giovani costrette a vendere il proprio corpo, ma anche – e forse soprattutto – per i proprietari dei terranei umidi e squallidi che nemmeno più i napoletani vogliono abitare. Rispetto a qualche anno fa è solo cambiata la provenienza delle ragazze: se prima erano tutte e rigorosamente magrebine o africane, oggi sono in maggioranza dominicane e sudamericane. Per il resto, nulla sembra essere cambiato: a cominciare dagli orari e da una “turnazione” che consente achi muove i fili del mestiere più vecchio del mondo di avvicendare – nell’arco delle 24 ore – anche quattro-cinque donne.
Ma se da un lato la macchina del sesso a buon mercato macina affari “H 24”, dall’altro la tolleranza e la pazienza dei residenti è arrivata al lumicino. Nel tempo si sono levati appelli e succedute denunce degli abitanti e di alcuni comitati di quartiere; e pure controlli e blitz di polizia, carabinieri e polizia municipale non sono mancati. Il fatto è che quasi sempre le forze dell’ordine non possono far altro che identificare le prostitute, controllandone magari la regolarità dei permessi di soggiorno e sanzionando chi non ha i documenti in regola. Di più – se non si riesce a dimostrare il perverso meccanismo dello sfruttamento sessuale, se non addirittura il traffico di esseri umani, purtroppo non si può fare. Resta il fatto che la scelta di prostituirsi liberamente, senza costrizioni, non costituisce reato.
Dunque anche la strategia degli investigatori è in questi ultimi due anni cambiata. Come dimostrano i blitz messi a segno recentemente, e che puntano a stroncare il fenomeno che genera degrado e squallore puntando a verificare altri illeciti o irregolarità: a cominciare dalle condizioni sanitarie dei locali trasformati in postriboli su strada. Oppure – e questa strategia pare stia riuscendo a garantire risultati – la destinazione d’uso dei “bassi”. Ed è ciò che qualche tempo fa hanno fatto gli uomini della unità operativa San Lorenzo della Polizia Municipale con i poliziotti del Commissariato Vicaria; nel corso dell’operazione sono stati controllati dieci locali dati in affitto alle “lucciole”: quattro terranei sono stati posti sotto sequestro per cambio di destinazione d’uso perché venivano utilizzati come abitazioni e non come depositi. Durante gli accertamenti in più occasione i contratti di locazione esibiti sono poi risultati palesemente falsi nella parte riguardante la categoria catastale – da C1 (deposito) ad A4 (abitazione) – con conseguenti sequestri e denunce nei confronti di conduttori e proprietari.
(Leggo)