Stefano Carlo Gandini, ex dipendente già aveva segnalato nel 2019 problemi di funzionamento della funivia del Mottarone. Gandini si è presentato alla polizia giudiziaria della procura di Verbania il 7 giugno e ha
consegnato un file audio con alcune conversazioni utili agli inquirenti che indagano sull’incidente costato la vita a 14 persone. L’ex dipendente ha raccontato che nel maggio del 2019 notò delle noie alla cabina 3, quella precipitata.
Inconvenienti a un discriminatore e perdite di olio dalla centralina dei freni. Ne parlò ai superiori e il caso fu segnalato al caposervizio, Gabriele Tadini (l’unico indagato agli arresti domiciliari).
“Nelle registrazioni – ha fatto mettere a verbale – si sente anche Nerini intervenire nel suo ufficio ove ha minacciato di licenziarmi”. Il giorno seguente Tadini gli disse di “stare tranquillo,
‘tanto la funivia non cade’”. “Ad agosto – conclude Gandini – trovai un nuovo lavoro e preferii licenziarmi”. L’episodio non è connesso con l’incidente del 23 maggio 2021, anche se a precipitare, quel giorno,
fu proprio una cabina contrassegnata con il numero 3. Ma secondo gli inquirenti potrebbe fare chiarezza sul grado di consapevolezza di tutti gli indagati e sul modo in cui si affrontavano i problemi.
“Nessuna responsabilità Nerini e Perocchio” Davanti al Tribunale del riesame di Torino si è discusso dell’appello della procura di Verbania contro la scarcerazione di due degli indagati, il responsabile
dell’impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. “Per garantire il funzionamento della funivia del Mottarone molte deleghe erano state affidate dai vertici al caposervizio Gabriele Tadini.
E il personale seguiva delle regole precise imposte da lui”. Questo uno dei punti al centro del dibattito focalizzato sulle esigenze cautelari e non sulla gestione complessiva della funivia.
Si tratta di un capitolo dell’inchiesta che riguarda la rimozione volontaria di cautele e, in particolare, la decisione (attribuita a Tadini) di bloccare il sistema frenante con i cosiddetti “forchettoni”.
Nerini e Perocchio furono scarcerati dal gip del tribunale di Verbania per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Quanto a Perocchio non è possibile nemmeno parlare di rischio di reiterazione del reato
perché lo scorso giugno il tecnico è stato a titolo cautelativo sospeso dall’Ustif e ha temporaneamente lasciato i suoi incarichi, tra cui quello di direttore di esercizio degli impianti di Rapallo e del Pisa Mover.
Secondo le difese anche le nuove testimonianze raccolte dagli inquirenti (compresi i file audio delle conversazioni avute nel 2019 dall’ex dipendente) non permettono di cambiare lo scenario.