“Morto per un pugno sul ring” è questo l’esito dell’autopsia svolta sul corpo del giovane Edoardo Zattin, 18 anni. L’incidente, avvenuto lo scorso 24 febbraio, apre ad un nuovo filone di indagini.
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Secondo le prime testimonianze dei responsabili dell’Iron Dojo Team, la palestra di Monselice (Padova) frequentata dal giovane, Edoardo avrebbe improvvisamente accusato un malore, che avrebbe spinto i presenti a chiamare i soccorsi. Dopo due giorni in ospedale, il tragico epilogo.
Tuttavia, incrociando le testimonianze delle 7-8 persone presenti al momento del fatto ed i dati degli accertamenti medico – legali, la realtà palesatasi era un’altra: il 18enne è deceduto a causa di un pugno, non per un malore.
L’esito dell’autopsia ha, infatti, evidenziato una frattura cranica, nei pressi dell’orecchio, che è stata determinante per l’insorgere dell’emoraggia cerebrale determinante per la tragica fine del giovane.
Il giovane, infatti, stava svolgendo, con un 35enne, esercizi di “sparring”, ossia allenamenti a due di attacco e difesa che non prevedono, però, lo sferrare colpi. Alla base, quindi, della tragica fine vi sarebbe un colpo involontario od altre dinamiche al vaglio degli inquirenti.
Nel frattempo, la Procura di Padova ha ufficialmente riaperto il caso, concentrandosi sugli ultimi istanti di vita dell’atleta padovano. L’ipotesi di reato, per adesso al vaglio di chi indaga, è di omicidio colposo.
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