Morta per il sangue sbagliato

13 Agosto 2024 - 10:30

Morta per il sangue sbagliato

Ci sarebbe uno scambio di persona all’origine della morte della 71enne Carla Raparelli, uccisa da una sacca di sangue non destinata a lei, bensì ad un altro paziente ricoverato nella prestigiosa clinica privata di Torino Villa Maria Pia Hospital.

È quanto emerso dalle indagini della procura di Torino sulla tragica vicenda, risalente a marzo 2023.

Il pubblico ministero Giorgio Nicola ha chiuso l’inchiesta e chiesto il rinvio a giudizio per un medico e un infermiere, accusati di non aver rispettato la procedura di controllo prevista per le trasfusioni.

Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e falso ideologico in atto pubblico.

Come riporta Repubblica, infatti, quella notte sarebbe saltata la procedura che impone di verificare la compatibilità del gruppo sanguigno, oltre che ovviamente l’identità del paziente.

L’accusa è che il medico e l’infermiere non abbiano effettuato tali controlli, firmando in anticipo i relativi moduli quando in realtà il cardiochirurgo non era nemmeno presente in clinica.

L’anziana era ricoverata nel reparto di Cardiochirurgia della clinica torinese per un intervento di sostituzione delle valvole, 8 anni dopo l’operazione precedente.

L’intervento era riuscito, poi, il 9 marzo, la 71enne si era svegliata con qualche linea di febbre. La figlia viene avvisata, ma i medici assicurano che non c’è da preoccuparsi.

Qualche ora dopo la situazione peggiora, e in serata una nuova chiamata dalla clinica informa la figlia che Carla è gravissima. All’arrivo in ospedale, la 71enne è già morta.

Secondo le ricostruzioni delle indagini, intorno alle 21:15 un infermiere avrebbe applicato all’anziana (con gruppo sanguigno 0 positivo) la sacca di sangue (b positivo) destinata a un altro paziente, ricoverato in un’altra stanza, omettendo “di procedere ai necessari controlli di identità, corrispondenza e compatibilità immunologica, confrontando i dati presenti sulla singola unità di enocomponenti, che erano intestati a un altro ricoverato, con quelli di Carla Raparelli, omettendo di identificarla a letto per verificare se il suo nominativo corrispondesse con quello sulla sacca trasfusionale”, scrive la procura. Fatale, per la donna, la reazione di incompatibilità.

A far emergere la vicenda è stata un’anestesista del reparto di Cardiochirurgia, che si è accorta della trasfusione sbagliata e ha avvisato la direzione nonostante le pressioni ricevute dai colleghi per insabbiare l’errore. In particolare, ha raccontato la professionista in procura, un medico avrebbe cercato di convincerla a non dire nulla facendo leva sul fatto che aveva dei figli e che quella vicenda lo avrebbe “rovinato”.

Dopo la morte dell’anziana ci fu infatti una riunione di emergenza durante la quale si propose di indicare una sepsi come causa del decesso. Pressioni alla quale l’anestetista si è opposta contribuendo alle indagini degli inquirenti.

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