La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella ha dichiarato che non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne.
Più precisamente, ha dichiarato: “possiamo parlare di educazione sessuo-affettiva, ma lateralmente. Se vediamo i Paesi dove da molti anni è un fatto assodato, come per esempio la Svezia, notiamo che non c’è correlazione con la diminuzione di femminicidi. La Svezia ha più violenze e più femminicidi. Non voglio criminalizzare la Svezia, ma non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione delle violenze contro le donne. Noi abbiamo bisogno di capire quali sono gli strumenti veramente efficaci se non vogliamo essere ideologici nei confronti della diminuzione della violenza contro le donne. Fra l’altro in Italia c’è stata una piccola diminuzione. Certo, ogni donna che viene uccisa è troppo, ma bisogna anche fare l’inverso. Ogni donna che non viene uccisa è un fatto positivo. Ogni donna che riusciamo a salvare dal ciclo della violenza è fondamentale. Quindi questa diminuzione indica che la strada che stiamo percorrendo e che abbiamo cominciato a percorrere fin dall’inizio è quella giusta ed è una strada condivisa. Il femminicidio non è un atto improvviso né isolato ma si inserisce in un continuum di violenza che attraversa la vita di troppe donne e ragazze. Un percorso che può iniziare con il controllo o la denigrazione, proseguire con i maltrattamenti domestici, le aggressioni sessuali o le violenze facilitate dalle tecnologie digitali, e che, nei casi più estremi che, come abbiamo visto sono tristemente ancora numerosi, culmina nella morte. Alla radice di tutto questo vi è un atteggiamento possessivo e punitivo, la volontà di negare alla donna la propria autonomia, la propria libertà, la propria dignità di persona. È qui che il femminicidio rivela la sua vera natura: non un gesto di follia, ma un atto di potere. Un atto che nasce dal bisogno di dominare, controllare, e che per questo rappresenta una sfida profonda, culturale e civile, per ogni società che voglia davvero dirsi libera e giusta”.
Anche il ministro della giustizia Nordio si è espresso sul tema: “C’è “una sedimentazione anche nella mentalità dell’uomo, del maschio, che è difficile da rimuovere perché è una sedimentazione che si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità e quindi anche se oggi l’uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza”.
Non hanno tardato ad arrivare le risposte. Irene Manzi, responsabile nazionale per la scuola del Pd, ha affermato: “le dichiarazioni della ministra Roccella sull’assenza di correlazione tra educazione sessuale e prevenzione della violenza di genere appaiono fuorvianti e non supportate da un’analisi seria dei dati. Richiamare la Svezia come esempio negativo, senza considerare il contesto culturale, sociale e normativo, significa ridurre un tema complesso a un argomento ideologico. Ostacolare o burocratizzare i progetti educativi, come è accaduto con l’obbligo del consenso delle famiglie per ogni attività, significa depotenziare gli strumenti di cui la scuola dovrebbe essere dotata. È sbagliato rappresentare l’educazione sessuo-affettiva come un’operazione ideologica: si tratta invece di formare ragazzi e ragazze alla consapevolezza, al rispetto reciproco, alla gestione delle emozioni e dei conflitti”.
Intervenuta sul tema anche la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi: “Imbarazzanti. Solo così si possono definire le parole di Nordio e Roccella. Il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una ‘tara’ maschile, e la ministra per le Pari opportunità, che sostiene che l’educazione non serva a contrastare i femminicidi, stanno insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità”.
Fonte: ANSA