Mi capita spesso di visitare giovani atleti portatori di bite o paradenti ma con una salute orale non adeguata. Carie, malocclusioni, cure incongrue, agenesie, igiene carente.
Sarebbe invece opportuno, prima di procedere alla costruzione di un bite, ripristinare lo stato di salute dentale. Con la società che presiedo, la SIOS, abbiamo sviluppato un protocollo sugli sportivi.
Che prevede visite accurate, diagnosi strumentali con elettromiografia e stabilometria, analisi salivare. E la raccolta dei dati su una apposita cartella clinica, piuttosto voluminosa, ma che ci farà risparmiare moltissimo tempo durante il periodo di monitoraggio dell’atleta.
È un lavoro che prevede anche la valutazione dei rischi infortuni del singolo atleta ed il timing per gli interventi da effettuare. Ovviamente sempre in rapporto con lo staff sanitario sportivo.
Programmare durante la stagione agonistica le finestre che ci consentono di effettuare interventi. Che mediamente prevedono un tempo di guarigione più lungo. Ad esempio, sfruttare le soste dei vari campionati per le disodontiasi o per implantologia, spalmando gli interventi di controllo ordinari durante tutto l’arco del campionato.
Per comunicare con gli altri specialisti, c’è la necessità di sviluppare un linguaggio comune. Ed è per questo che durante i nostri incontri allarghiamo l’invito anche agli altri specialisti, tra l’altro ospitati anche nell’ambito del Master in Odontoiatria Sportiva organizzato dal professore Domenico Tripodi presso l’Università di Chieti. L’obiettivo è di ridurre gli interventi odontoiatrici emergenziali a favore di una programmazione che tiene in gran conto anche della prevenzione
Franco Di Stasio (presidente S.I.O.S.)