Medicina sportiva, l’importanza del paradenti per gli atleti

15 Gennaio 2021 - 17:15

Medicina sportiva, l’importanza del paradenti per gli atleti

L’attività sportiva non è scevra da possibili traumi. C’è l’esigenza di proteggere l’atleta nelle zone anatomiche che, a seconda delle discipline praticate, risultano più esposte.

Caschi, guantoni, paraschiena, parastinchi e anche paradenti, o sarebbe meglio definirli Mouthgard. Nati in Australia nel 1921, dalla collaborazione tra un campione di boxe, Ted Kid Lewis, ed un odontoiatra, si sono evoluti nel tempo.

Ne esistono di diversi tipi, dai “Boil and Bite”, economici, ma con parametri di protezione e comfort inferiori, a quelli individuali. Costruiti dietro prescrizione medica dell’odontoiatra da laboratori specializzati e certificati.

Assicurano protezione elevata e ottima portabilità. La società scientifica che presiedo, la SIOS (Società Italiana Odontostomatologia dello Sport), è impegnata da anni nella ricerca sui paradenti, grazie anche all’impegno del professore Domenico Tripodi, dell’Universitá di Chieti, direttore tra l’altro del Master in Odontoiatria Sportiva.

Una ulteriore evoluzione è cominciata nel 2007, durante il Corso di Perfezionamento in Odontoiatria Sportiva tenuto da Tripodi. Il “normale” paradenti è diventato paradenti-bite che, oltre alla protezione, tiene in conto anche la corretta occlusione dell’atleta. Sfruttando anche le nuove tecnologie, elettromiografi, pedane stabilometriche, sensori inerziali.

Che consentono di raccogliere dati importanti sui quali basarsi per la diagnosi e per la progettazione del paradenti-bite. Il passaggio successivo sostenuto dal professore Tripodi è quello, attraverso la formazione e la divulgazione, di sensibilizzare le istituzioni sportive e politiche, al fine di rendere obbligatorio l’utilizzo di protezioni orali anche negli sport dove non lo è, soprattutto nei bambini. I dati sulla traumatologia sportiva sono allarmanti.

Franco Di Stasio (presidente S.I.O.S.)

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