Da giorni è tornato alla ribalta il caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, uccisa a Brembate di Sopra nell’ormai lontano 2010, soprattutto grazie alla serie tv uscita di Netflix pochi giorni fa.
Infatti, la serie “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio”, ha riproposto agli italiani il caso di cronaca. La serie vede come protagonista Massimo Bossetti, l’uomo condannato in via definitiva per l’omicidio della ragazzina.
Muratore originario di Mapello, Bossetti è stato arrestato nel 2014 dopo lunghe indagini che hanno confermato la sua colpevolezza grazie al test del DNA.
Nella serie, Bossetti pare avere un ruolo da protagonista: l’uomo, faccia a faccia con la telecamera si racconta, confermando sempre la sua innocenza sulla questione.
L’uomo ha poi rotto il silenzio. “Mi ha fatto molto emozionare – scrive Bossetti -. Descrivere l’angoscia che ho provato nel vederlo è quasi impossibile, il cuore ora come allora mi scoppia dentro”. Ha poi ripercorso i momenti dell’arresto e la detenzione: “Prima la paura. Tanti, tanti militari tutti addosso a me che non capivo nemmeno cosa stesse succedendo. Poi, sdraiato nella mia branda, nelle solitudini, nelle sofferenze delle mie notti quasi a scandire con forza il passare del tempo”.
“Quando davanti alle telecamere avrei voluto raccontare tutto, svuotare il sacco delle emozioni, batteva tanto forte che i fonici hanno dovuto interrompere le riprese: il battito era troppo forte. Disturbava i microfoni. Rivedermi, rivivere ogni istante fa male, ma voglio ringraziare per avermi dato voce.”
Fonte: fanpage.it