Si avvia alla conclusione la terza edizione di The Coach, in onda con successo su 7Gold. La finale
del talent show, condotto da Agata Reale, andrà infatti in onda, in prima serata, venerdì 4 giugno.
Nell’attesa di sapere chi riuscirà a trionfare, abbiamo intervistato l’attore, cantante e ballerino
Massimiliano Varrese, che è uno dei giurati del programma ideato da Luca Garavelli e Marco Zarotti.
Salve Massimiliano, fa parte dei giurati di The Coach. Che tipo di esperienza è stata? Come si è trovato?
“Mi sono sempre trovato molto bene. Quella di The Coach è una giovane produzione, ma sta facendo le cose in grande, nel senso sano della parola. E’ un programma che dà spazio a 360° ai giovani. Per me, è stato bello mettermi un po’ al servizio di questi giovani artisti; ho cercato di calarmi nel ruolo del giudice, mantenendo sempre un piede sul palco. Fondamentalmente, perché ho passato prima di loro questa fase che loro stanno affrontando; quella in cui anche io venivo giudicato continuamente quando salivo su un palco. Ho cercato di essere sincero nella valutazione artistica, ma anche propositivo per tirare fuori il meglio dai ragazzi. L’esperienza a The Coach mi è piaciuta molto”.
Sicuramente The Coach le ha ricordato anche i suoi esordi, essendo un cantante, ballerino, attore.
“Esatto, mi ha ricordato soprattutto quando all’inizio facevo i provini per Carramba, con Raffaella Carrà. Al Foro Italico eravamo più di duemila alla volta e, tra l’altro, all’epoca venivamo chiamati in ordine alfabetico, motivo per cui dovevo attendere a lungo, dato il mio cognome. Mi facevo dalla mattina alla notte in fila ad aspettare il mio turno. Ricordo la giuria composta da Raffaella, Japino e gli altri. A The Coach ho ribaltato la visione. Nel tempo, il lavoro artistico fatto è stato tanto, oltre che bello, e ritrovarsi dall’altra parte l’ho vissuto come un premio per la mia carriera. Ad ogni modo, non ho mai dimenticato cosa significa stare sul palco ed essere giudicati. Ho sempre cercato di mantenere quest’occhio dell’artista”.
The Coach ha poi un’altra caratteristica principale. Non si concentra solo sui concorrenti ma, come dice il titolo stesso, dà spazio anche agli insegnanti.
“Sì. Gli insegnanti si mettono in gioco nel capire quali sono le vere esigenze dell’artista di turno.
Un conto è preparare la performance a livello tecnico, canoro o di danza, ma quando vai in scena
le dinamiche cambiano completamente. I coach si trovano quindi a dover superare la fase dell’imprevisto,
rispetto a quello che avevano pianificato. Quello che avevi pensato mentalmente, infatti, non va sempre
così bene. L’allievo dev’essere quindi invitato anche a lasciarsi andare in scena. Questa è un caratteristica che, secondo me, va stimolata e sviluppata”.
Com’è arrivato nel cast del programma?
“Ho incontrato Luca Garavelli, il produttore, quasi tre anni fa, prima dell’edizione d’esordio. Ho fatto un incontro con lui, la sorella e Marco Zarotti, che è il regista. Ci siamo conosciuti e piaciuti. Ho fatto la prima edizione insieme a Valentina Melis, la mia compagna. E’ stata molto bella la prima edizione perché nostra figlia era piccolissima, tant’è che Valentina ancora la allattava. Ogni tanto, davamo dunque uno stop di 20 minuti per consentirle di mangiare, visto che stava lì con noi. Devo dire che si è formato un bel gruppo, una famiglia. A The Coach si respira ancora quell’aria del valore di quello che si fa. Tra la produzione, i ragazzi, i coach si crea proprio un vero legame. Quello che per certi versi ho vissuto io il periodo di Carramba. Era come andare a scuola, al liceo. Nell’ultima edizione che ho fatto, alla fine, sentivo i ragazzi che cantavano giù nei corrodi tutti insieme”.
Con gli altri colleghi giurati, immagino si sia creato un buon rapporto.
“Assolutamente sì. C’era Maura Paparo, un grande professionista che conoscevo già da tempo. Ci siamo incrociati diverse volte, ma a The Coach abbiamo avuto l’occasione di stringere un rapporto. E’ un grandissima professionista, oltre che una persona squisita. In giuria, mi sono trovato benissimo anche con Meriam Jane, che è una bravissima cantante, che ha potuto mostrare il suo valore anche a livello internazionale a X Factor Romania. E’ un’artista capace, obiettiva. Io e lei, forse, eravamo quelli più severi dal punto di vista tecnico. Siamo stati sinceri e al tempo stesso abbiamo stimolato tanto i ragazzi. Alcuni di questi continuano a scrivermi su Instagram”.
D’altronde anche un giudizio severo, se fatto con un’onesta, può aiutare un ragazzo che sta iniziando, no?
“Esatto. Essendo stato dall’altra parte e ritrovandomici ancora, perché sono sempre sotto giudizio nonostante i 25 anni e passa di carriera, so che è meglio una cruda verità, che comunque dev’essere detta in modo costruttivo per far capire a un artista dove deve crescere e come può lavorarci su. Tuttavia, bisogna tenere a mente anche un’altra cosa: quando si sale sul palco è fondamentale dare il 300%. I problemi bisogna lasciarli fuori, anche se in certi casi le proprie sofferenze possono trasformarsi in un grande motore da mettere in scena. Credo che premi sempre essere veri e se stessi al massimo”.
E della conduttrice Agata Reale, cosa mi dice?
“Adoro Agata. E’ una forza della natura. E’ un grande artista, insegnante, che si intende tantissimo di musica, di canto. Ha una bellissima testa. Ha condotto The Coach in maniera pazzesca. C’è tanto della sua impronta nel programma. Ultimamente, non vive un periodo facile della sua vita, ma ha dimostrato che con la forza di volontà, il carattere positivo e il lavoro si possono superare tanti ostacoli”.