Martina Marotta, attrice di talento tra i protagonisti del film horror ” Medium”. L’intervista

20 Settembre 2021 - 0:31

Martina Marotta,  attrice di talento tra i protagonisti del film horror ” Medium”. L’intervista

La giovane attrice toscana Martina Marotta è tra i protagonisti di Medium e partecipa con un cameo al film Una Preghiera Per Giuda, i due film prodotti da Emy Productions che presto debutteranno in tutte le sale cinematografiche italiane. Un percorso, nel mondo della recitazione, incominciato fin dalla giovane età, proprio come Martina ci ha raccontato in questa intervista.

Martina, il 14 ottobre uscirà nella sale “Medium”, prodotto da Emy Productions e che ti vede tra i protagonisti. Quale sarà il tuo ruolo? Che cosa puoi dirmi in merito a questo lavoro?

“Sono arrivata nel cast dopo una chiamata di Massimo Paolucci, che è il regista del film. Ho fatto il provino e sono stata scelta per interpretare Patrizia, una ragazza che viene dalla Roma bene che si innamora del protagonista Walter, interpretato da Emilio Franchini. Al contrario suo, il ragazzo fa parte della Roma criminale. Patrizia verrà quindi trasportata in quell’ambiente là e si troverà ad affrontare una rapina, dalla quale partirà tutta la tragica avventura”.

Beh, anche perché “Medium” è un thriller-horror, no? Immagino che, da attrice, sia difficile interpretare un film di quel genere…

“Esattamente. Ne vedrete davvero delle belle. Medium è stato il mio primo horror. E’ stata un’esperienza incredibile, dove si è creata una vera e propria famiglia. Ho avuto l’opportunità di lavorare con persone di un calibro eccezionale come Bruno Bilotta, Tony Sperandeo, Hal Yamanouchi, che mi hanno insegnato tanto. Questo, dal mio punto di vista, è il vero insegnamento. Ho sempre studiato recitazione, fin da quando ero bambina, ma la vera pratica si fa sul set”.

Avrai poi un ruolo in “Una Preghiera per Giuda”, sempre prodotto da Emy Productions.

“Sì. Lì darò vita a un personaggio che lega delle scene importanti del film. Si chiama Martina, come me, ed è la responsabile di un albergo dove lavora Pietro Torangeli, il protagonista interpretato da Emilio Franchini. Diciamo che Martina è l’unica amica di Pietro. In un momento di particolare difficoltà, i due si confideranno. Non posso dire tante cose, ma questa ragazza, essendo la responsabile dell’hotel, sarà molto attenta ed organizzata, oltre che precisa. Avrà però bisogno di un lato dolce, che le manca, e che rivedrà in Pietro. E’ stato molto bello interpretare Martina. Ogni personaggio ti lascia e ti insegna qualcosa”.

Anche perché il bello di fare l’attrice è sicuramente quello di interpretare personalità diverse dalla tua.

“Proprio così. Ad esempio, io sono una persona totalmente disordinata, anche se nel mio disordine mi oriento. Invece, Martina mi ha insegnato ad essere più organizzata e attenta. Il set di Una Preghiera per Giuda è stato un’esperienza di crescita pazzesca. Nel cast, c’è Danny Trejo. Anche solo vederlo lavorare sul set e parlarci è stato un regalo e mi ha insegnato tanto”.

Sia in “Medium”, sia in “Una Preghiera per Giuda” hai trovato come regista Massimo Paolucci. Come ti sei trovata a lavorare con lui?

“Conoscevo già Massimo. Sul set è una persona molto precisa e attenta agli attori e ad ogni dettaglio di produzione. E’ giustamente esigente. Se le scene non sono come dice lui ti fa andare avanti finché non è così. Massimo mi ha insegnato tanto; è una persona buona, disponibile. Se hai dubbi sul personaggio è sempre pronto a darti dei chiarimenti. Mi sono trovata davvero molto bene con lui. Per me è di famiglia. Mi ha anche dato le giuste nozioni per essere pronta, forte. E’ diventato il mio mentore. Lo ringrazierò sempre per le opportunità che mi ha dato”.

Dove hai studiato recitazione?

“In primis a Firenze, perché sono toscana, e in seguito a Roma in Accademia. Tuttavia, ribadisco che è sul set che si impara veramente. Capisci quanto è importante saper trattenere le emozioni. Ad esempio, nelle attese tra una scena e l’altra, devi mantenere il personaggio, le emozioni che vive”.

E quanto ti sei accorta che volevi fare l’attrice? Com’è nata questa passione?

“La passione è nata, in realtà, perché vedevo spesso con mio nonno i film di Totò e Sophia Loren, che mi piacevano molto. Al tempo stesso, adoravo fare emozionare. Ricordo che, quando facevamo le cene in famiglia, mi piaceva far divertire. Da piccola, studiavo dei monologhi e li recitavo in maniera molto comica. Intrattenevo i miei parenti facendoli sorridere. Ho scelto di fare questo lavoro perché ho bisogno di fare emozionare. Ho una fame di emozioni. E’ molto complicato spiegare quello che sento. La mia è una passione che si capisce fino in fondo se la si vive. Molti si rivedono nei personaggi che interpretiamo: gli danno dei consigli, gli fanno compagnia. L’idea di essere un mezzo per qualcuno che ne ha bisogno mi gratifica. Ed è bello poter essere più persone. Si vivono più emozioni. Si passa da un pianto isterico alle risate, dal trovare l’amore a perderlo. Insomma, è meraviglioso”.

A quali altri lavori hai preso parte?

Il mi primo film è stato Infernet di Giuseppe Ferlito, una esperienza che mi ha dato la voglia di continuare. Ultimamente ho preso parte ad un cortometraggio, diretto da Emiliano De Martino, sulla storia dell’Onorevole Antonio Guidi, dove ho interpretato il ruolo del suo primo amore. Una ragazza giovane, ma più grande rispetto ad Antonio, che lo seduce. Una contadinella, molto genuina. Non so se tutti sanno che Guidi è stato l’unico ministro alla salute disabile. Aveva la tetraparesi spastica. Il cortometraggio è, come noi lo chiamiamo, un Pinocchio al contrario”.

Spiegami meglio questo aforisma…

“Da bambino normale lui diventa un po’ un Pinocchio. La Tetraparesi spastica ti porta delle difficoltà nei movimenti, nelle parole. Nonostante i medici gli dissero che non sarebbe mai riuscito a fare niente, perché sarebbe stato un vegetale, Guidi ha preso il controllo su se stesso, si è realizzato, ha creato la famiglia che sognava e l’amore. Ha sconfitto un destino che, per molti, era già scritto. Sono rimasta molto affascinata da lui. Ho letto il libro che ha scritto e lo consiglio perché è bellissimo e può essere d’insegnamento per tanti. Quando leggevo il libro, dove lui raccontava tutto quello che è riuscito a fare, mi sono emozionata. Ogni minima cosa, ogni odore, era importante per lui. Anche perché, se ci pensi, noi non diamo importanza alle piccole cose, che diamo per scontate”.

E ci sono dei progetti futuri che bollono in pentola?

“Sì, ovviamente. Dovrei prendere parte ad alcuni progetti, ma sono un po’ scaramantica. Finché non sono concreti è meglio non parlarne. Speriamo che vada tutto bene”.

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