“Martina è morta per fuggire a un tentativo di stupro, non si suicido’ : la Cassazione conferma le condanne a Vanneschi e Albertoni

7 Ottobre 2021 - 21:26

“Martina è morta per fuggire a un tentativo di stupro, non si suicido’ : la Cassazione conferma le condanne a Vanneschi e Albertoni

“Martina è morta per fuggire a un tentativo di stupro, non si suicidò”.

La Cassazione conferma le condanne per la morte di Martina Rossi, avvenuta 10 anni fa in Spagna: il 3 agosto 2011 la ragazza di Arezzo, appena ventenne, precipitò dal terrazzo di un albergo di Palma di Maiorca.

Dopo una lunga battaglia processuale arriva la parola fine a una vicenda dolorosità:

Martina morì cadendo, da quel terrazzo per sfuggire ai due trentenni aretini Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, condannati nell’appello bis ,
a Firenze il 28 aprile scorso a 3 anni per tentata violenza sessuale di gruppo.

La Cassazione ha confermato le condanne: fu a causa del tentativo di violenza che la ragazza precipitò da quel balcone.

La quarta sezione penale, della Cassazione, ha confermato ,
la sentenza della corte d’appello ,
di Firenze .

La quale il 28 aprile scorso ,
ha condannato a 3 anni Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

Albertoni e Vanneschi ,erano accusati di tentata violenze sessuale ,
su Martina Rossi.

La giovane studentessa genovese ,
è morta il 3 agosto 2011 ,
precipitando dal sesto piano ,
di un albergo a Palma di Maiorca, dove era in vacanza con le amiche.

I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili dalla Cassazione.

La requisitoria» «Martina non si tolse la vita»

Martina non si tolse la vita.
Non fu colta da malore.
Ma fuggì a un tentativo di violenza sessuale.

Non ha dubbi ,la pg Elisabetta Ceniccola, che per oltre un’ora smonta le ipotesi della difesa.

«Martina non si gettò a tuffo dal balcone la mattina del 3 agosto 2011». Non aveva motivi per uccidersi spiega la pg.

«In passato aveva sofferto per una delusione d’amore, un dolore ormai superato.

Ma chi l’ha conosciuta l’ha descritta come una persona solare che amava studiare e condividere la quotidianità con gli amici».

Martina, continua la pg, non fu colta nemmeno da malore.

Liquida l’ipotesi in maniera secca:
«Una sigaretta di hashish o un drink, come ipotizza la difesa, non possono aver innescato un improvviso delirio nella ragazza spingendola a lanciarsi dal balcone», si sofferma sulla qualificazione del reato, 609 octies, violenza sessuale di gruppo e non in concorso, dalla quale dipendono anche i termini di prescrizione.

Per la pg, i due imputati erano presenti nella stanza d’albergo del Sant’Ana:

«La compresenza dei due giovani ,
ha influito negativamente ,
sulla reazione di Martina che si è sentita in uno stato di soggezione e impossibilitata a difendersi».