Il Patto è un accordo tra il Comune di Napoli ed il Governo italiano per risanare il disavanzo della città, che ad oggi è arrivato a sfiorare i 5 miliardi di euro.
Un rosso che deriva in gran parte da tasse, multe e canoni non riscossi dal Municipio negli anni scorsi, prima dell’amministrazione Manfredi, e da debiti con le banche.
Manfredi, ex rettore della Federico II ed ex ministro dell’Università nel governo Conte, aveva chiesto ancora prima della campagna elettorale un impegno dello Stato in tal senso, per aiutare il Comune a scongiurare il dissesto.
A Napoli 1,3 miliardi dal Governo
Grazie al Patto, dal Governo arriveranno a Napoli 1 miliardo e 231 milioni di euro nei prossimi 20 anni (fino al 2042), erogati in tranche entro il 31 marzo di ogni anno.
I primi 54 milioni saranno pagati nel 2022. In cambio, però, il Comune si è impegnato a fare alcune riforme, oltre a mettere in campo una serie di misure per portare soldi alle casse
dell’erario cittadino, come l’aumento dell’addizionale Irpef dello 0,2% e la nuova tassa di imbarco all’Aeroporto di Capodichino di 2 euro a partire dall’anno prossimo, oltre alla lotta all’evasione fiscale.
Il Comune, infatti, in base all’accordo, deve contribuire portando circa un quarto delle risorse messe dallo Stato ogni anni, messe di tasca propria. Tra le varie conseguenze della legge per Napoli,
è già scattato anche il congelamento dei pagamenti ai fornitori dei debiti fino al 31 dicembre 2021, condizionati ad una mega-transazione con i creditori.
Ecco cosa prevede:
-il miglioramento della riscossione, attraverso l’anticipazione della consegna dei carichi all’Agenzia delle entrate-Riscossione, che comporta un incremento di entrate dal 2024;
-l’assegnazione della riscossione coattiva a società specializzate, iscritte nell’apposito Albo dei soggetti abilitati alla gestione delle attività di liquidazione e di accertamento dei tributi e quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate, con un prevedibile incremento della stessa dal 2026;
-l’incremento dell’addizionale comunale all’IRPEF di 0,1% dal 2023 e di un ulteriore 0,1% dal 2024, con un incremento delle entrate;
l’introduzione dal 2023 di una tassa di imbarco aeroportuale;
-la valorizzazione e alienazione del patrimonio pubblico, attraverso il piano definito con la società Invimit, con un prevedibile incremento delle entrate;
la riduzione dei fitti passivi a partire dal 2023;
-la razionalizzazione del sistema delle partecipate, attraverso un piano che il Comune di Napoli si impegna a definire entro il 1° settembre 2022;
-l’incremento dei pagamenti per investimenti nel periodo 2022-2026, rispetto alla media del triennio precedente, in misura pari alle risorse assegnate sul PNRR, sul Fondo complementare e sugli altri fondi nazionali e comunitari, incrementate per un valore del 5% con risorse proprie;
altre misure in via di definizione e che saranno, via via, annualmente inserite nel cronoprogramma.