Jiri Marzi era stato soccorso a 2mila metri di quota in stato di ipotermia e da oltre un’ora in arresto cardiaco. “Quando è arrivato in ospedale ha trovato professionisti pronti a trattarlo”, ha spiegato il direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza e Area critica Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Dopo sei settimane di ricovero, il 18enne è tornato a scuola.
Per oltre un’ora Jiri Marzi è stato un ragazzo morto: “Cuore fermo, polmoni fermi e temperatura corporea di 21 gradi”, ha spiegato Fernando Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza e Area critica Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il maratoneta comasco di 18 anni, infatti, era andato in arresto cardiocircolatorio a 2mila metri di quota durante la Marathon Trail Lago di Como dello scorso 27 settembre. L’intuizione che gli ha salvato la vita è stata capire che a fermare il battito cardiaco non era stato un trauma esterno, ma proprio l’ipotermia. Una volta arrivato in ospedale, i sanitari avevano iniziato il trattamento Ecmo, ovvero la circolazione extracorporea che sostituisce temporaneamente cuore e polmoni, che ha permesso al suo organismo di riprendersi da una condizione potenzialmente fatale. Dopo giorni di ricovero e riabilitazione, il 18enne è stato dimesso una settimana fa ed è tornato tra i banchi del liceo musicale di Como.
“Era morto da oltre un’ora, è un morto riportato alla vita”, ha raccontato Lorini: “Quando Juri è arrivato ha trovato professionisti pronti a trattarlo. In pochi minuti, 17 nel suo caso, abbiamo avviato la perfusione lenta degli organi”. L’ipotermia di Marzi aveva ridotto il suo metabolismo dell’80 per cento, cosa che ha regalato ai medici un margine di intervento più ampio in cui operare. Il percorso in ospedale del 18enne è durato in tutto quasi sei settimane. Per sei giorni è rimasto attaccato all’Ecmo, poi è stato trasferito in Terapia intensiva, poi ancora in reparto e infine ha potuto iniziare la riabilitazione. Una settimana e mezzo fa Marzi è tornato a scuola: “Mi hanno fatto una grande festa e li ringrazio tantissimo, non immaginavo”, ha ricordato.
“Il sistema ha funzionato davvero in modo mirabile”, ha commentato Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare: “Questa storia rappresenta tutto quello che non solo il sistema del Welfare ma più in generale il sistema istituzionale, della gestione dell’emergenza e dell’urgenza e della Protezione civile possono arrivare a produrre quando, come sempre accade, si gioca di squadra e i giocatori possono essere considerati top player”.
Fonte: fanpage