Il cessate il fuoco in Palestina è scattato alle ore 18:00 della giornata di ieri: pochissime ore prima dell’entrata in vigore dell’accordo, è arrivata una tragica notizia, che ormai, nella realtà di Gaza, sembrava essere l’assurda normalità.
La piccola Rasil Kawarei è l’ultima vittima mietuta dai proiettili dei soldati israeliani. Rasil, 8 anni, di cui nessuno di questi passati in una scuola, è stata colpita da un proiettile, descritto come vagante, partito dai fucili dell’Idf. Subito dopo la corsa in ciò che resta degli ospedali, al collasso. Poco dopo, la notizia: la bambina è morta intorno alle 06:00, appena sei ore prima del cessate il fuoco.
Le parole della madre poco dopo il decesso: “Se a Sharm el-Sheikh avessero fatto prima, se l’accordo fosse stato siglato subito, se Netanyahu avesse ritirato subito l’esercito non appena Trump ha detto che c’era la tregua, se non fossi passata in quel punto con Rasil”. Dichiarazioni costellate di “se”, che lasciano spazio solo al dolore di un continuo massacro che senza dubbio doveva essere fermato ben prima.
Intanto, quest’oggi arrivano immagini che sembrano piccoli barlumi di speranza. La popolazione palestinese è tornata a Gaza. Il contro-esodo, reso possibile dal cessate il fuoco, ha permesso ai gazawi di tornare nella loro città, oggi ridotta a macerie. Secondo media vicini ad Hamas, sarebbero circa 300mila i palestinesi ritornati a Gaza da quando è scattato il cessate il fuoco.
Fonte: la repubblica