Luigi Chiatti, il “Mostro di Foligno” torna in Umbria: «Se esco lo rifaccio»

25 Ottobre 2021 - 20:33

Luigi Chiatti, il “Mostro di Foligno” torna in Umbria: «Se esco lo rifaccio»

Luigi Chiatti, il geometra che, ventenne, uccise tra il 1992 e il 1993, Simone Allegretti, 4 anni, e Lorenzo Paolucci 13 anni.

Autodefinendosi ,nei suoi messaggi ,
di sfida agli investigatori “ il mostro di Foligno”.

Potrebbe tornare in Umbria ,
per scontare i provvedimenti restrittivi che gli impediscono di essere libero ,
pur avendo finito di espiare ,
la condanna a 30 anni di carcere nel 2015.

Probabilmente ,sarà il primo ospite della residenza ,per l’esecuzione
delle misure di sicurezza ,
che si sta progettando per riutilizzare il carcere di Gualdo Tadino che ha ospitato ,solo quattro detenuti ,
per un anno o poco più.

Detenuti non pericolosi e giunti a fine pena.

Una fortezza nel deserto ,
che inaugurata nel 1985 avrebbe dovuto alleggerire il peso, del sovraffollamento a Perugia e Spoleto.

In cella una sola persona nel 1993 quando fu chiuso; evidenza di un clamoroso caso di spreco di denaro pubblico.

Dal carcere di Parma, Luigi Chiatti è stato trasferito a Capoterra, in Sardegna, non essendoci in Umbria ,
una struttura adeguata alla nuova normativa.

Adesso Gualdo Tadino è destinato a risolvere il problema.

Capienza di 20 posti, uno di questi possibile prossimo indirizzo di Luigi Chiatti.

È una sorta di percorso obbligato previsto dalla sentenza ,
della Corte d’Appello di Perugia emessa l’11 aprile 1996, e successivamente resa definitiva dalla Cassazione.

E dalla legge 81 che regola i provvedimenti sanitari e giudiziari,
in relazione alla salute mentale dei criminali.

La sentenza definitiva ha ribaltato il giudizio di primo grado ,che aveva fissato la condanna a due ergastoli, riconoscendo la seminfermità mentale, del duplice omicida e stabilendo, di conseguenza, una pena di 30 anni di reclusione.

Con l’aggiunta però di alcune righe. Decisive .

I giudici scrissero infatti che, trascorso il tempo del carcere, si “ applica al Chiatti la misura di sicurezza del ricovero in una casa di cura e di custodia per un tempo non inferiore ad anni 3”.

Insomma, destinazione manicomio criminale.

Al termine del periodo ,
ci sarà la valutazione del persistere della pericolosità sociale che la sentenza gli ha attribuito.

Se l’accertamento sarà positivo scatteranno altri tre anni di ricovero.

Nel frattempo è arrivata la riforma che ha sostituito gli ospedali con le case protette.

Il geometra è stato sottoposto all’esame due volte, nel 2018 e nei primi mesi del 2021.

In entrambi i casi il tribunale di sorveglianza di Cagliari ,
ha stabilito che il Mostro di Foligno non può tornare in libertà perché, appunto, ancora “socialmente pericoloso”.

“ Se dovessi uscire, ho paura di rifarlo”, con queste parole, Luigi Chiatti, ha fatto cadere il gelo ,
sui processi a suo carico e accrescere, se possibile, la rabbia e il dolore dei genitori di Simone e Lorenzo.

E convinto i giudici dello stato mentale di assassino.

Solo tre anni fa, in occasione del primo esame, poche frasi indirizzate alle famiglie dei due bambini :”

“Se potessi tornare indietro non rifarei mai quello che ho fatto, perché ciò che ho fatto è distruzione della vita e disprezzo del creato. Scusatemi”.

Non ha ricevuto risposte.

Il 4 ottobre 1992, Luigi chiatti, rapisce e uccide Simone Allegretti.

Il 6 ottobre 1992, viene intercettato ,
il primo messaggio firmato “Il mostro di Foligno” con le indicazioni per ritrovare il cadavere del bambino.

17 ottobre 1992 ,Stefano Spilotros , un ventiduenne che si autodenuncia,
viene arrestato a Melzo .
Il caso sembra risolto.

22 ottobre 1992, il mostro di Foligno ,
fa ritrovare uno scritto, per smentire Spilotros ,che viene scarcerato ,
e rivendicare la paternità del delitto. Chiede aiuto per essere fermato.

7 agosto 1993, Luigi Chiatti uccide Lorenzo Paolucci.
Viene arrestato.

Nella notte confessa anche l’omicidio del piccolo Simone.

28 dicembre 1994
Al termine del processo di primo grado il geometra vine condannato a due ergastoli.

11 aprile 1996
La corte d’assise d’appello riforma la sentenza e condanna Luigi Chiatti a 30 anni di carcere.