Liliana Resinovich, la pista del suicidio : forse ha preso dei farmaci e ha infilato la testa in due sacchetti

16 Gennaio 2022 - 16:39

Liliana Resinovich, la pista del suicidio : forse ha preso dei farmaci e ha infilato la testa in due sacchetti

Mentre nei bar si scommette sul nome dell’assassino di Liliana, gli inquirenti verificano in silenzio l’ipotesi più sorprendente: suicidio.

Considerata fino a qualche giorno fa improbabile, seppure non impossibile, l’idea, che ,la donna possa essersi tolta la vita, non è più così remota.

A cambiare la prospettiva, è stato l’esito dell’autopsia ,che non ha evidenziato segni di violenza sul corpo, escludendo vari scenari.

Quindi non è stata accoltellata,
né strangolata, né strozzata.

Liliana Resinovich, scomparsa dalla sua casa di Trieste, il 14 dicembre
e ritrovata il 5 gennaio.

In un luogo impervio nel vicino boschetto ,dell’ex Ospedale psichiatrico, potrebbe essere stata soffocata.

Ma anche questa ipotesi, al momento,
non ha trovato riscontri.

Nel referto del consulente della Procura, il medico legale di grande esperienza Fulvio Costantinides,
non c’è infatti traccia di asfissia,
che spesso emerge subito.

Per avere una certezza ,bisognerà comunque, attendere l’esame istologico, anche se gli inquirenti ,non si aspettano un granché dall’analisi
di laboratorio.

E quindi, procedendo per esclusione,
non rimane che l’assunzione di sostanze letali, farmaci, droghe.

Le analisi

Un avvelenamento sul quale ,
potrà invece dire molto l’esame tossicologico .

Quest’ultimo è stato disposto dalla Procura di Trieste e che sarà pronto non prima di un mese.

Tutto questo si deve combinare con l’indagine, che fino a oggi non ha portato alcun indizio forte contro qualcuno che faccia pendere la bilancia dalla parte del delitto.

Tranne il ritrovamento del corpo di Liliana: era in posizione fetale, all’interno di un paio di sacchi neri della spazzatura.

Aperti, con la testa infilata in due buste di nylon chiuse al collo non in modo stretto.

Le buste farebbero pensare a una morte per soffocamento.

Se voleva farla finita aveva delle alternative, e soprattutto ci sono
quei due sacchi neri ,che sembrano deporre decisamente ,per l’intervento
di qualcuno (la Scientifica sta cercando delle impronte).
E qui, la sorpresa.

Medici legali e inquirenti non escludono la seguente dinamica dei fatti:
Liliana, che stava vivendo un momento
di difficoltà dal punto di vista sentimentale.

Divisa com’era fra il marito ,
e l’ex ritrovato dopo 40 anni, è andata nel boschetto, ha preso i farmaci, ha infilato un sacco nero dall’alto, un altro dai piedi.

Si è stesa a terra, ha messo la testa nelle buste di nylon, le ha strette al collo in modo da togliere l’ossigeno e assopirsi e si è lasciata andare.

Un tragico gesto difficile anche solo da immaginare.

Il medico legale che ha partecipato all’autopsia come consulente nominato dal fratello di Liliana, Sergio.

«Si pensa a un’ingestione di sostanze, un avvelenamento, o le ha prese lei o qualcuno gliele ha date, la questione è complicata».

Il marito e l’amico

All’inizio escludeva il suicidio: «Significherebbe che non mi sono accorto del malessere di Lilly che conosco da una vita».

Poi si è detto possibilista.
Ma varie cose non sapeva della moglie.

Tipo la frequentazione con l’ex Claudio Sterpin.

«Lilly non stava bene con il marito, aveva deciso di lasciarlo e voleva dirglielo il 16 dicembre, il 17 dovevamo fare un weekend insieme.

In ogni caso non sono l’amante, come potrei esserlo con tre interventi alla prostata?», ha rivelato Sterpin nelle scorse settimane.

«Non sapevo nulla di questa relazione, lui è ignobile, mi ha rovinato la vita, l’ha plagiata, la chiave del mistero è tutta lì», gli ha risposto a muso duro il marito.

Con queste premesse è chiaro che il giallo fino a ieri si risolveva in questo triangolo.

Ma ora il procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo, l’ha scritto:
«Non si può privilegiare l’omicidio rispetto al suicidio».

E gli investigatori sono andati a fotografare l’armadietto dei farmaci di casa Visintin.