Dopo la sconvolgente scoperta, obbligò il suo migliore amico,che aveva violentato sua figlia,a scavarsi la fossa,spingendolo ad uccidersi.
Per questo motivo Vyacheslav Matrosov era stato condannato a 18 mesi e incarcerato per istigazione al suicidio.
Pochi giorni fa invece,dopo appena 6 mesi di carcere l’uomo è uscito.
Da sempre infatti i suoi concittadini si erano battuti con campagne e appelli affinché l’uomo fosse assolto e poi liberato. “Ogni padre l’avrebbe fatto. Questo sarà un esempio per tutti” affermava la petizione firmata dai residenti e rivolta al Ministero degli Interni russo e al Comitato Investigativo.
La vicenda risale allo scorso anno quando il 35enne operaio scopri inquietanti filmati sul cellulare dell’amico e collega Oleg Sviridov, 32 anni.
Secondo quanto ricostruito, il padre della piccola avrebbe subito affrontato il 32enne che però sarebbe scappato. A questo punto il 35enne aveva denunciato gli stupri alla polizia locale ma nel frattempo si era messo alla caccia dell’amico ed era riuscito a rintracciare il presunto pedofilo prima degli agenti.
A questo punto le minacce che avevano costretto il 32enne a scavarsi la fossa dove poi è morto per una coltellata. Inizialmente il papà era stato accusato di omicidio ma tribunale di Samara, non lontano da Togliattigrad, ha concluso che Sviridov si è tolto la vita durante la rissa nel bosco dove il padre della bimba lo aveva trascinato e poi seppellito.
Fonte: fanpage