In risposta alla pandemia di Covid-19, ci si aspettava che emergessimo tutti migliori, con sistemi sanitari più efficienti e pronti a garantire le cure necessarie per leucemia grave. Ciò non solo in situazioni di emergenza, ma anche nella routine quotidiana. Purtroppo, hanno deluso tale aspettativa nel reparto di ematologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. È una regione guidata da una giunta politica composta da Fratelli d’Italia e Lega da quasi tre anni.
I medici di ematologia hanno deciso di scrivere una lettera ai loro pazienti per denunciare una preoccupante riduzione dei posti letto disponibili. Questa missiva, datata primo giugno e condivisa da tutti i medici del reparto di ematologia. Sia dal direttore al più giovane specializzando, ha lo scopo di esporre la situazione. In essa si afferma che non possono accettare né la riduzione dell’orario del Day Hospital, né la riduzione da 12 a 8 dei posti letto. Invece avevano richiesto di aumentare per ben 5 anni. Hanno completamente ignorato tali richieste di potenziamento, e al contrario, la direzione sanitaria ha deciso di tagliare i posti letto del reparto di un terzo.
I medici hanno criticato questa decisione stessi nella lettera indirizzata ai pazienti. Nel testo si sottolinea che per anni hanno cercato soluzioni temporanee per le numerose criticità organizzative e strutturali che affliggevano la clinica di ematologia, tra cui la carenza di posti letto per i pazienti di leucemia grave, spazi e personale medico e infermieristico. La risposta della direzione sanitaria, che consiste nella riduzione dei posti letto, viene considerata una vera e propria beffa. La lettera afferma che ora si richiede loro di dimettere quattro pazienti gravi, alcuni dei quali trapiantati o in trattamento per leucemia acuta, nonostante nessun altro reparto non ematologico sia in grado di prendersi cura di loro in caso di dimissioni.
La riduzione dei posti letto avrà conseguenze disastrose, bloccando ogni nuovo ricovero. La lista d’attesa per l’ematologia conta già 13 pazienti, di cui 5 in attesa di trapianto, il cui ingresso era previsto dal 5 maggio fino al 14 giugno. Anche se i quattro pazienti in eccesso venissero dimessi, non ci sarebbe spazio per accogliere nessuno dei pazienti malati di leucemia grave in lista d’attesa.
I medici specificano che questa lettera non è una protesta né una critica verso la direzione sanitaria, ma piuttosto un dovere nei confronti dei pazienti. Non hanno il potere di trovare soluzioni alternative e non possono semplicemente suggerire di cercare cure altrove, poiché hanno preso l’impegno di curare i loro pazienti. I medici ritengono che sia un diritto sacrosanto dei pazienti malati di leucemia grave ricevere le terapie più appropriate nel minor tempo possibile, e se glielo impediscono, è loro dovere comunicarlo.
Dopo la diffusione della lettera, l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, è intervenuto sulla questione, affermando che ci sono altri reparti di ematologia a Pesaro, Macerata ed Ascoli che possono garantire cure adeguate a tutti i pazienti. Tuttavia, inviare un paziente con gravi patologie a centinaia di chilometri di distanza per ricevere cure appare un’opzione poco ragionevole.
È importante notare che l’assessore regionale non è nuovo a commenti infelici. In passato, ha fatto delle affermazioni sessiste durante un convegno dell’Ordine degli Infermieri di Ancona, suscitando l’indignazione dei presenti. Questo episodio non fa che aumentare la preoccupazione riguardo alla sensibilità e alla competenza dell’assessore regionale nella gestione della sanità.
In conclusione, la riduzione dei posti letto nel reparto di ematologia rappresenta una grave minaccia per i pazienti che necessitano di cure adeguate. I medici hanno fatto tutto il possibile per trovare soluzioni temporanee alle difficoltà organizzative e strutturali. La risposta della direzione sanitaria è stata del tutto insoddisfacente. È fondamentale garantire ai pazienti il diritto a un trattamento appropriato e tempestivo. I medici sono determinati a far conoscere questa situazione ai loro pazienti e alla comunità in generale.