Laila, morta sul lavoro: il macchinario che l’ha uccisa difettoso, la prova nelle foto sul cellulare.Il fidanzato di Laila: “Un sogno spezzato dovevamo sposarci”

6 Agosto 2021 - 11:59

Laila, morta sul lavoro: il macchinario che l’ha uccisa difettoso, la prova nelle foto sul cellulare.Il fidanzato di Laila: “Un sogno spezzato dovevamo sposarci”

Laila El Harim, l’operaia di 40 anni,
che martedì mattina ,è morta dopo, essere stata schiacciata, dalla fustellatrice, a cui lavorava alla Bombonette .

Azienda di packaging di Camposanto (Modena), aveva ripetutamente,
segnalato il malfunzionamento ,
del macchinario ,anche fotografandolo con il cellulare , e utilizzando quelle immagini, per descrivere il guasto ai tecnici e ai responsabili.

Una morte annunciata e che si poteva evitare.

Lo rivela Repubblica, spiegando che, quegli scatti, sono stati trovati,
sullo smartphone della donna,
e anche il suo compagno, Manuele Altiero.

Con cui, si sarebbe dovuta sposare,
il mese prossimo , ha confermato,
che gliene parlava di frequente.

“Se ne lamentava spesso.
Diceva che la fustellatrice si bloccava, che non andava.

E spesso dovevano intervenire gli elettricisti” .

Ora di quei guasti ricorrenti,
si dovrà occupare ,anche la Procura,
di Modena , che ha già aperto un fascicolo, per omicidio colposo,
nel quale, è indagato il legale rappresentante , della fabbrica.

Ai magistrati, attraverso una serie di perizie tecniche, spetterà accertare,
se vi sia , una correlazione ,
tra la morte dell’operaia e il malfunzionamento della fustellatrice.

Gli inquirenti esamineranno,
anche il diario personale di Laila,
dove appuntava, non solo fatti strettamente privati ,ma anche l’andamento delle sue giornate lavorative.

Secondo Manuele Altiero, tuttavia,
tra quelle pagine, non ci sarebbero riferimenti specifici, ma solo appunti generali.

Nel frattempo Monica Rustichelli, avvocata, della famiglia della vittima, ha dichiarato, che in caso di necessità, nominerà dei periti tecnici,
“per esaminare il macchinario”.

Gli investigatori, adesso stanno cercando di capire, perché il sistema, di sicurezza, fosse attivabile,
solo manualmente, e non fosse,
invece, automatico.

Del caso, ha parlato, anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, durante il question time di ieri.

Spiegando che, “tutti i controlli del mondo” ,non servirebbero ,
“se fosse vero, quello che emerge,
dalle prime indagini”.

Parole molto dure, che farebbero immaginare, responsabilità importanti, tra i titolari dell’azienda.

“Se una macchina, durante il controllo, risulta idonea, ma poi viene, disattivato il suo dispositivo,
di sicurezza, tutto gli sforzi ,
vengono vanificati”.

Sulla vicenda è intervenuta,
in un’intervista rilasciata,
al Corriere della Sera, la signora Emma Marrazzo, madre di Luana D’Orazio.

La 22enne, morta il 3 maggio, risucchiata da un orditoio,
nell’azienda tessile, di Montemurlo (Prato) dove lavorava.

“Vedo che la morte di mia figlia,
non ha insegnato niente a nessuno.

Sono rimasta malissimo ,perché si rinnova ,il mio dolore ,
e penso a chi resta.

Da tre mesi a questa parte,
non è cambiato proprio niente.
Non è possibile, questo è troppo.

Così si distruggono le famiglie,
sono ingiustizie , che non devono succedere.

Un controllo ai macchinari ,
di queste fabbriche, cosa costa ai datori di lavoro?

Una vita umana non ne vale la pena?
Se fosse successo ai loro figli, cosa avrebbero fatto al posto nostro?”.

Parole dure che ci fanno riflettere.
Laila era mamma di una bimba di 4 anni .
Il fidanzato di Laila: “Un sogno spezzato dovevamo sposarci”.

La piccola età in vacanza con i nonni