La diplomazia internazionale è ancora al punto di partenza e i negoziati continuano a inciampare sui corridoi umanitari, sulle vie di fuga per i civili e sugli impegni politici che questa
guerra rende impossibili. L’ennesimo incontro senza una soluzione, mentre il mattatoio ucraino continua a produrre morte e disperazione. Qualche piccolo passo è stato fatto e
un nuovo incontro tra le delegazioni viene ipotizzato già per giovedì. “I negoziati proseguiranno fino al raggiungimento di un risultato” ha spiegato in serata Volodymyr
Zelensky, rivendicando inoltre di essere rimasto a Kiev (“Non mi nascondo” ha attaccato). Tant’è che secondo l’agenzia Interfax, Russia e Ucraina stabiliranno questa mattina
un sistema di comunicazione per lo scambio di informazioni sui corridoi umanitari, anche se la questione è tutt’altro che risolta. Lo stesso leader ucraino ha accusato Mosca di “cinismo”: i corridoi “solo nella direzione del loro paese” servono ”
per fare scena” ha detto. Le truppe dello zar si preparano al grande attacco delle città, ben sapendo che troveranno ad attenderli militari fortemente motivati, e anche cittadini
che non intendono mollare la propria terra e il proprio paese. Gli ucraini hanno avuto il tempo per potenziare la forza militare, con il sostegno americano e britannico.
La Cnn ieri ha anticipato che gli Usa stanno considerando anche di fornire sistemi di difesa missilistica agli alleati Nato sullo sfondo delle crescenti preoccupazioni per le minacce russe.
E hanno rinforzato le file ucraine in tempi considerati non sospetti per l’Occidente: a dicembre, quando della possibile invasione del paese in pochi erano a conoscenza, e quasi nessuno ci credeva.
Il Dipartimento della difesa americano ha spiegato che invieranno circa 100.000 militari statunitensi permanenti in Europa. “L’operazione – ha spiegato un funzionario del
Pentagono – è tutta centrata a difendere lo spazio aereo della Nato, se necessario”. Ma non è solo la Nato a rafforzare le posizioni nei paesi confinanti. Da una pista innevata della
base aerea di Amari, nel nord dell’Estonia, prima che le rotte di rifornimento venissero chiuse, sono stati caricati fucili, munizioni e altre armi. In meno di una settimana, gli Stati Uniti e la Nato hanno spinto oltre
17.000 armi anticarro, compresi i missili Javelin, oltre i confini della Polonia e della Romania, scaricandole da giganteschi aerei cargo militari in modo che potessero fare il viaggio via terra a Kiev.